Cultura

Velletri – Tavola rotonda dell’Ecomuseo: “Per rilanciare il turismo serve una progettazione culturale integrata” fotogallery

Domenica 27 marzo a Velletri si è svolta una "Tavola rotonda" organizzata dall’Ecomuseo della Terra Amena presso il Museo Diocesano

Secondo il direttivo dell’Ecomuseo, a Velletri manca una progettazione culturale integrata che ne valorizzi la storia, la cultura, le tradizioni, il paesaggio e l’enogastronomia in un’ottica di rilancio del turismo. A risentirne sono le aziende, le associazioni e gli operatori culturali che nonostante l’impegno profuso non ottengono i risultati sperati.

Questo è stato il tema centrale della “Tavola rotonda” organizzata dall’Ecomuseo della Terra Amena presso il Museo Diocesano nella mattinata di domenica 27 marzo. Durante l’incontro pubblico, che si è svolto in una Sala Angelucci gremita, è stato tracciato lo stato di salute di una città che manifesta una grande sofferenza dal punto di vista culturale e commerciale, peggiorata negli ultimi tre anni a causa delle ripetute chiusure dei teatri, del cinema e degli altri centri culturali e sociali. A fronte di una crisi evidente si è cercato anche di riflettere su possibili soluzioni per incoraggiare il turismo sul territorio e la partecipazione dei cittadini alle iniziative locali.

Nel corso dell’incontro, moderato da Silvia Sfrecola Romani, storica dell’arte e coordinatrice scientifica dell’Ecomuseo, sono intervenuti relatori esperti di diversi ambiti.

Per quanto riguarda il ruolo delle aziende del territorio, hanno preso la parola: Paula Pacheco (Ômina Romana), Federica Rondoni (WineAndDineHolidays), Alessandro Ercoli (Azienda agricola Casale Battista), Giovanni Abruzzese (azienda biologica Le Grotte Romolo&Co), Federico Ognibene (ILM Lighting) e Duilio Leo (Orafi Veliterni); Simona Ottaviani (Casa Museo Ugo Tognazzi), Lorenzo Canarutto (AlterArti) e Francesco Antonetti (Associazione Sbandieratori e Musici di Velletri) hanno invece esposto il punto di vista degli operatori della cultura. Fabio Taddei, presidente del Comitato Tutela Ambiente e Salute, ha invece sottolineato l’importanza della tutela dell’ambiente.

Da parte dell’Ecomuseo, oltre a Silvia Sfrecola Romani sono intervenute Laura Cianfoni, architetta e parte del comitato scientifico e l’avvocato Carolina Mammucari, consulente legale. Presenti all’incontro anche due consiglieri comunali, Maria Paola De Marchis (Italia Viva) e Paolo Felci (Difendere Velletri). Infine, l’avvocato Renato Mammucari ha declamato tre poemi che richiamavano i temi del viaggio e della bellezza del territorio. L’accoglienza è stata a cura della dr.ssa Sara Bruno, conservatrice del Museo Diocesano.

“L’Ecomuseo è il naturale completamento del progetto Velletri Museo Diffuso che nasce con l’obiettivo di costituire una rete operativa che condivida un progetto di interpretazione di un territorio sulla base di una valorizzazione del patrimonio culturale”, ha esordito Silvia Sfrecola Romani. Patrimonio che non comprende “solo torri, musei, chiese e monumenti ma tutte quelle storie, leggende, saperi, conoscenze e tradizioni di cui un territorio si fa portatore non solo attraverso i bene stessi ma attraverso i suoi abitanti”. Secondo la coordinatrice scientifica dell’Ecomuseo, bisognerebbe puntare su una “progettazione culturale integrata”, in quanto “se inserita all’interno di politiche di sviluppo ampie e intersettoriali, la valorizzazione dei beni e delle attività culturali” può essere “un potenziale fattore di innovazione e di crescita”. Fino ad ora invece, è stata “la logica dei compartimenti stagni” a prevalere, e la destinazione di fondi pubblici alla cultura ha risposto “più ad esigenze ordinarie che strategiche”, ha fatto notare Silvia Sfrecola Romani.

Al primo intervento è seguita la proiezione di un video che mostrava “la realtà del museo dei 5 sensi di Sciacca, un museo diffuso che sorge in un territorio che ha diversi elementi in comune con quello di Velletri”. Proprio come a Velletri, infatti, anche a Sciacca non è presente “un grande attrattore straordinario” ma “tanti piccoli tasselli” che, se messi insieme, possono comporre “un meraviglioso caleidoscopio, unico e irripetibile”, ha spiegato la storica dell’arte.  In particolare, il paesaggio della campagna, apprezzato perfino dallo scrittore tedesco Johann Wolfgang von Goethe, che durante il suo viaggio in Italia ne rimase colpito, può essere un grande punto di forza.

A seguire, è intervenuta Paula Pacheco, agronoma dell’azienda vinicola Ômina Romana. Pacheco ha espresso la sua preoccupazione per lo stato in cui versano le attività commerciali del centro storico e per i musei sempre chiusi. Nonostante Velletri sia piena di risorse da tanti punti di vista, non solo enogastronomico (“olio, vino, carciofi alla matticella…”) ma anche culturale, vedi “la biblioteca, la Casa delle Culture, i teatri, due musei…”, queste risorse non vengono valorizzate salvo “eventi straordinari una tantum che accendono i riflettori ma non creano nessun dialogo con la città”.

“Tanta ricchezza ricevuta in dono da costruttori di bellezza del passato è qui, giace silente, immobile, inerte. Mentre in tutta Italia il turismo cresce a Velletri non è mai decollato, nemmeno in periodo post pandemico”, ha aggiunto Silvia Sfrecola Romani.Eppure, in passato diversi personaggi illustri del mondo dello spettacolo scelsero di stabilire qui la propria dimora per “la sua straordinaria bellezza paesaggistica unita al mangiare bene ed a quel suo essere lontano dal clamore e dai riflettori. Senza saperlo ci avevano dato la ricetta magica: paesaggio, buona cucina e tranquillità. Non ci serve altro, soprattutto in questo momento”, ha concluso la coordinatrice scientifica dell’Ecomuseo.

Federica Rondoni, tour operator dell’agenzia turistica Dine and Wine Holidays ha sottolineato la mancanza “di una rete, di una struttura organizzata” per la gestione del turismo a Velletri, a partire dalle brochure, che sono “piene di loghetti dappertutto” ma tralasciano cose importanti come gli orari di apertura del museo. Nei termini di Silvia Sfrecola Romani non bisogna concepire i luoghi e i fattori di interesse di Velletri come separati perché essi sono interdipendenti tra loro: “L’olio ha bisogno dell’arte contemporanea, il vino ha bisogno del museo civico e il museo civico ha bisogno del vino”. Fa tutto “parte integrante dell’identità/offerta del territorio che da solo non vale un viaggio”. Bisogna esserne consapevoli e “rispettare la vocazione del territorio”.

Un territorio da valorizzare ma anche da proteggere da fattori esterni che potrebbero danneggiarlo. Fabio Taddei, dottore in scienze geologiche e presidente del Comitato Tutela Ambiente e Salute, ha sottolineato l’importanza della tutela dell’ambiente e delle risorse naturali richiamando una questione di stringente attualità: quella dell’impianto a biometano a Colle San Clemente, progetto al quale il comitato si oppone fermamente a causa del rischio di inquinamento delle falde acquifere. Durante il suo intervento, Taddei ha inoltre ricostruito la storia del Vulcano Laziale e i suoi effetti sulle fonti d’acqua locali.

Secondo il direttivo dell’Ecomuseo, bisogna puntare su “un’economia della bellezza etica e sostenibile” che se gestita bene può essere vantaggiosa anche dal punto di vista economico. Non si tratta di qualcosa di astratto, è possibile quantificarla come ha illustrato l’architetto Laura Cianfoni con l’indicatore BES (Benessere Equo e Sostenibile). Da parte sua, l’Ecomuseo sta già cercando di agire in questo senso mediante le sue molteplici iniziative. “Con Velletri Museo Diffuso vogliamo trasformare la città in un museo a cielo aperto, un museo diffuso senza muri in cui tutto sia cultura e parli di bellezza, mentre con Velletri Invisibile stiamo esplorando il territorio con prospettive insolite, considerandolo una sorta di città-laboratorio che offra, dalla campagna alla periferia, delle occasioni di interpretazione e rilettura della città stessa”.

Occorre quindi abbandonare “il vittimismo”, l’indifferenza e la rassegnazione. “Ognuno deve prendersi una parte di responsabilità, diventando parte attiva di un processo di trasformazione e cambiamento. Questo è il senso del nostro incontro di oggi”, ha dichiarato Silvia Sfrecola Romani.

Ciascun ospite ha detto la sua a riguardo e raccontato la propria esperienza: Alessandro Ercoli (Azienda agricola Casale Battista) ha parlato di come ha trasformato la vecchia cantina della sua casa di campagna in un piccolo museo del vino mentre Giovanni Abruzzese (Le Grotte Romolo&Co), che oltre ad essere proprietario di un’azienda biologica insegna Storia e Filosofia al liceo Landi ha raccontato l’amore per la terra con un approccio filosofico. Federico Ognibene, progettista di sistemi d’illuminazione che è stato recentemente impegnato in diversi progetti di rilancio del patrimonio architettonico veliterno, tra cui la nuova illuminazione della torre del Trivio,

ha invece dato risalto al ruolo degli imprenditori che dovrebbero farsi promotori del territorio con i clienti che vengono da fuori. Per farlo, però, dovrebbero avere gli strumenti per conoscere e raccontare le bellezze di Velletri, quindi essere formati nella promozione e valorizzazione del territorio.

“Per me la cultura non è un terzo settore in cui investire, è la mia vita. Velletri non è immobile, è la fruizione ad essere immobile. Vi prego di coinvolgere tutti i vostri amici e conoscenti in queste iniziative culturali”, ha dichiarato Lorenzo Canarutto (AlterArti), regista e drammaturgo che fa parte del comitato scientifico dell’Ecomuseo e si occupa di curare progetti di narrazione del territorio drammatizzati e in costume. Della stessa opinione è anche Francesco Antonetti, presidente dell’Associazione Sbandieratori e Musici di Velletri, rimasta ferma a lungo a causa della pandemia. Antonetti aggiunge però anche una nota ottimista: “Vorrei che questa città non fosse immobile, mi piace pensare che poco alla volta si può fare qualcosa di grande”.

Simona Ottaviani, responsabile della Casa Museo Ugo Tognazzi, chiama in causa i cittadini, “negli eventi che organizziamo la presenza dei veliterni è sempre piuttosto bassa, molti visitatori vengono da fuori”, ma anche la politica e il terzo settore, “sarebbe stato bello sentire qualcuno da parte dell’Amministrazione Comunale, della Pro Loco e delle associazioni di categoria”. “Instaurare un dialogo con la pubblica amministrazione è fondamentale per arrivare alla meta”, ha concluso Ottaviani.

Verso la fine del dibattito è intervenuto l’orafo Duilio Leo, che ha trattato diversi temi tra cui la spinosa questione della poca valorizzazione del sapere artigiano della tradizione veliterna: “Non c’è una pianificazione seria da questo punto di vista, si aprono attività in maniera casuale senza che ci sia una logica dietro. Tanti ragazzi vogliono imparare un mestiere, noi abbiamo una tradizione di artigianato straordinaria ed è su questo che dobbiamo spingere”.

L’evento si è chiuso all’insegna della cultura e della bellezza. In coda al dibattito l’avvocato Renato Mammucari ha declamato poesie di Lucilio, Virginia Woolf e Stendhal.

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