Attualità

“Quel cadavere nel lago non è di Davide Cervia”: ancora ombre sul caso dell’ex Sottufficiale rapito a Velletri nel 1990

E' un'odissea senza fine quella che da quasi 32 anni costringe la famiglia di Davide Cervia, l'ex sottufficiale della Marina Italiana rapito a Velletri nel settembre del 1990, a fare i conti coi risvolti drammatici di quanto accaduto in quell'estate. Nei giorni scorsi, col tramite del giornalista Gianluca Cicinelli e del legale del Comitato per la Verità su Davide Cervia, l'avvocata Licia D'Amico, la vedova di Davide, Marisa Gentile, ha ripercorso quanto accaduto negli ultimi 2 anni

E’ un’odissea senza fine quella che da quasi 32 anni costringe la famiglia di Davide Cervia, l’ex sottufficiale della Marina Italiana rapito a Velletri nel settembre del 1990, a fare i conti coi risvolti drammatici di quanto accaduto in quell’estate. Nei giorni scorsi, col tramite del giornalista Gianluca Cicinelli e del legale del Comitato per la Verità su Davide Cervia, l’avvocata Licia D’Amico, la vedova di Davide, Marisa Gentile, ha ripercorso quanto accaduto negli ultimi 2 anni. La famiglia di Davide non si è infatti mai rassegnata alla sbrigativa e frettolosa tesi di un allontanamento volontario e nel 2018 anche il Tribunale ha sentenziato che Davide fu rapito e che i Ministeri di Grazia, Giustizia e Difesa hanno ostacolato la verità.

Da qui il risarcimento simbolico, con tanto di scuse, da parte del Ministero della Difesa, culminato nella consegna di una moneta di 1 euro da parte dell’allora Ministra Elisabetta Trenta.

Generico aprile 2022

Da quel momento, tuttavia, qualcuno sembrerebbe aver provato a creare un finale diverso alla storia, probabilmente più “comodo”, tanto da coinvolgere anche la sorella di Davide, che abita a Sanremo, per chiederle il prelievo del suo Dna e compararlo a quello di un cadavere ritrovato nel 2013 nel Lago Maggiore, che solo in seguito si è poi saputo appartenere ad un uomo più basso di almeno 15 centimetri rispetto a Davide Cervia. ”Noi vogliamo arrivare alla verità, ma non vogliamo prestarci a nessuna manovra poco chiara, come ci sembra di intravedere in questo ennesimo tentativo di fornirci una verità preconfezionata, lontana da quella che siamo riusciti a ricostruire con le sole nostre forze in questi decenni”, ha replicato Marisa Gentile.

Nel corso di una diretta YouTube, orientata a far luce su quanto accaduto negli ultimi mesi, è stato il giornalista Gianluca Cicinelli – da sempre in prima linea sul caso Cervia – a riportare in auge “i tanti episodi con cui si è cercato di far passare i membri della famiglia come dei matti“. “Le ultime tracce di Davide – ha ricordato Cicinelli, autore di due libri sul sequestro di Davide (“Il caso Cervia” e “Un giallo di Stato”) – risalgono al gennaio del 1991, quando risulta imbarcato su un aereo di Air France che va da Parigi verso El Cairo, con un biglietto emesso su richiesta del ministero degli affari esteri francesi”, a pochi giorni dalla Guerra del Golfo.

“Dopo la sentenza di condanna nei confronti dei Ministeri di Grazia, Giustizia e Difesa, per aver ostacolato la verità (sentenza pubblicata il 23 gennaio del 2018) sono successe diverse cose: immediatamente dopo il luglio di quell’anno, appena scaduti i termini dell’appello (e sono state tante le pressioni nei confronti dell’allora ministra Trenta per non averlo voluto presentare, ndr), i Carabinieri di Sanremo hanno convocato la sorella di Davide, chiedendole l’autorizzazione al prelievo del Dna, poi immesso nella banca dati nazionale. A maggio del 2021 spunta un cadavere, nel Lago Maggiore, e con un altissimo grado di comparazione viene collegato proprio alla sorella di Davide Cervia”.

Il cadavere ripescato nel bacino lacustre che si trova tra il Piemonte e la Lombardia aveva un foro nella nuca e, a quando evidenziato da Cicinelli, si disse subito che bisognava procedere con assoluta urgenza, tanto che gli inquirenti contattarono anche i figli di Cervia, per il prelievo del Dna, incappando però nel loro rifiuto, per via delle modalità piuttosto insolite e misteriose di un accostamento apparso sin da subito singolare. La famiglia, senza neppure troppe difficoltà, scoprì infatti che “quel cadavere apparteneva ad un uomo alto 1 metro e 68, mentre Davide era alto 1 metro e 82”.  

Proprio Cicinelli, riprendendo la parola, ha poi ricordato il caso del barbone la cui identità negli anni scorsi è stata accostata proprio a Davide Cervia, visto che fu accompagnato da una serie di particolari più o meno verosimili: “Questi falsi contengono sempre degli elementi di verità, che fanno ripiombare la famiglia in un incubo costante. Come è possibile che davanti a certe mistificazioni qualcuno abbia potuto pensare di dare in pasto bestialità del genere all’opinione pubblica e alla famiglia?”.

Nel suo intervento Marisa Gentile ha esordito ringraziando Gianluca Cicinelli e l’avvocato Licia D’Amico, “oltre alle persone che ci seguono da oltre 30 anni e che non ci hanno mai fatto mancare il proprio calore. Siamo molto preoccupati”, ha premesso Marisa, che non ha nascosto il timore di un’accelerazione improvvisa sull’intera vicenda, tesa a chiuderla una volta per tutte con una ricostruzione di comodo. “Quel cadavere – ha evidenziato la vedova di Davide – fu ritrovato nel 2013 e da allora gli inquirenti non erano mai riusciti ad attribuirgli un’identità. Dopo un primo momento di dolore e sconforto ci siamo rimboccati le maniche, per fare le nostre indagini, e abbiamo subito scoperto che quel cadavere fosse di 15 centimetri più basso, facendolo presente al Pubblico Ministero. E’ per questo che ribadiamo che vogliamo assolutamente arrivare alla verità, ma non vogliamo prestarci a nessuna manovra poco chiara, come ci è sembrato di intravedere anche questa volta. Massima disponibilità, da parte nostra, nel dare un contributo alle indagini, ma non vorremo ci fosse una “lunga mano” volta a negare quello che il Tribunale ha stabilito, per arrivare a rovesciare quella sentenza…”.

“In 32 anni – ha quindi aggiunto Marisa Gentile – non c’è mai stata una volta che le istituzioni, o chi fosse preposto a farlo, abbiano raggiunto un risultato utile a risalire a quanto accaduto e tutto quanto contenuto nei fascicoli dei procedimenti penali è frutto di ricerche fatte dalla famiglia, dal comitato, dai giornalisti e dagli avvocati. Tutti gli altri sono stati presenti solo nell’ostacolare il raggiungimento della verità, in uno stillicidio di depistaggi”.

“Resto dell’idea – ha ribadito Marisa – che la sentenza abbia segnato un momento molto particolare per l’intera vicenda. Da 32 anni, come famiglia, siamo un bersaglio e il timore più grande che ho, da quando è nata questa operazione, è che si cerchi a tutti i costi di attribuire un cadavere al nome di Davide Cervia”.

Nel suo intervento l’avvocata Licia D’Amico ha ricordato come “al termine di un’istruttoria vissuta in maniera molto intensa e sofferta, abbiamo ricostruito gli anni di Davide Cervia nella Marina e le sue competenze e specializzazioni, che proprio lui era tra i pochissimi nel mondo a possedere. Ci siamo domandati perché a distanza di tanti anni dovessimo fare noi quelle ricerche e ci siamo a lungo chiesti cosa sarebbe potuto accadere se fosse stato fatto tutto nell’immediato da chi era chiamato a farlo. Gli unici a cercarlo sono stati i familiari…”.

Anche la legale è tornata sulla vicenda del clochard accostato a Cervia: “Spuntò una lettera che mescolava una serie di dati reali con invenzioni pure, nella quale si diceva che Davide si trovava in un quartiere di Roma, ed era un barbone. Una lettera ovviamente falsa, ma che non era la classica lettera anonima di un mitomane, ma scritta da qualcuno che conosceva i fatti…”.

Non vorremmo, quindi, ci fosse in atto un regolamento di conti tra apparati dello Stato e la famiglia finisca per essere ancora una volta vittima di tutto questo”, hanno evidenziato Cicinelli e D’Amico, rivolgendosi a Marisa e alla famiglia Cervia, che imperterrita, da oltre trent’anni ormai, va a caccia della verità sulle sorti del povero Davide, che oggi, fosse ancora in vita, avrebbe 62 anni. Ne aveva infatti 30 quando fu inghiottito nel ‘buco nero’ di una faccenda così torbida che qualcuno, sin dagli inizi, provò ad accantonare con l’inaccettabile trama dell’allontanamento volontario.

Marisa Gentile, moglie di Davide Cervia (sullo sfondo=
davide-cervia
leggi anche
Generico febbraio 2022
Attualità
La morte di Donatella Raffai e il saluto di Marisa Gentile: “Grazie per quello che hai fatto”, nella ricerca di Davide Cervia
Attualità
Davide Cervia, nessuna cerimonia nel 31° dal rapimento. La moglie Marisa: “Protestiamo contro uno Stato colluso e ogni lasciapassare verde”
cervia
Attualità
Velletri, che vergogna! Nel 30° anniversario dal rapimento di Davide Cervia tutti si sono girati dall’altra parte, ancora una volta
commenta