Cultura

Velletri, apprezzata la mostra al museo Luigi Magni e Lucia Mirisola sui set cinematografici di 2 famosi film con Ugo Tognazzi

Nei giorni della festa delle Camelie e fino al giorno di Pasqua una interessante mostra al Polo Espositivo Juana Romani realizzata dalla Fondazione Museo Luigi Magni e Lucia Mirisola per il centenario della nascita di Ugo Tognazzi. In estate un'altra grande mostra per il centenario della nascita di Vittorio Gassman su Scipione detto anche l’Africano e La Tosca

Ha avuto un ottimo riscontro di pubblico la mostra allestita dalla Fondazione Museo Luigi Magni e Lucia Mirisola in occasione della Festa delle Camelie, per il centenario della nascita di Ugo Tognazzi. Il grande attore cremonese è stato diretto da Luigi Magni in “Nell’ Anno del Signore” dove interpretava il Cardinale Agostino Rivarola e in “Arrivano i Bersaglieri”, dove interpretava Don Prospero di Sant’Agata. Dall’archivio professionale del maestro Luigi Magni e della Signora Lucia sono state tratte alcune testimonianze su questi due film che hanno destato la curiosità del pubblico arrivato per la festa delle camelie.

I visitatori sono rimasti affascinati dai disegni dei costumi che la Signora Lucia ha realizzato per i due film. Questi sono contornati da una selezione di fotoscena e dalla ricostruzione di alcune ambientazioni. Si tratta di uno spaccato di storia romana, magistralmente raccontato da Luigi Magni, era il 1825 anno in cui si svolge tutta l’azione raccontata nel film “Nell’Anno del Signore”. Opera di Luigi Magni dove Tognazzi interpreta il perfido Cardinale Agostino Rivarola che durante un processo senza avvocati difensori manda a morte i carbonari Angelo Targhini e Leonida Montanari colpevoli di “lesa maestà”. In verità durante quell’anno santo, sono accaduti fatti ed episodi che hanno stuzzicato l’interesse di Gigi Magni anche per due opere teatrali. In pratica tre capitoli per raccontare uno spaccato della storia di Roma e dello Stato Pontificio attingendo da quella minore fatta dalla voce del popolo. Il popolo romano all’epoca non era libero di esprimersi liberamente, anzi neanche poteva permettersi di pensare. L’unica voce del malcontento era la statua di Pasquino. Questa costituisce uno degli aspetti narrativi della sceneggiatura de Nell’Anno Signore. Sceneggiatura che Magni scrive nel 1968 in piena contestazione giovanile per dimostrare che contestazioni contro il potere costituito c’erano già state riferendosi alla carboneria che negli anfratti romani si riuniva per tentare di rovesciare il potere illimitato del Papa Re. Regnava in quegli anni Leone XII (Annibale Della Genga) che indicendo l’anno santo aveva emesso una serie di editti con i quali aveva talmente ristretto la vita dei romani che praticamente potevano e dovevano solamente lavorare e pregare. Pasquino nel film è interpretato da Nino Manfredi che nei panni del calzolaro analfabeta Cornacchia poteva accedere agli ambienti istituzionali del potere carpendo anche informazioni che come diremmo oggi noi riservate. Nessuno poteva immaginare la realtà di quell’artigiano che tutti sapevano ignorante che aveva una storia con una bella ragazza giudia Giuditta interpretata da Claudia Cardinale. La condizione degli ebrei è il secondo aspetto narrativo nella sceneggiatura del film.

Gigi Magni senza trascendere nel denigratorio avendo per gli ebrei un profondo rispetto giudicandoli i veri romani, mette in evidenza come erano costretti a celebrare matrimoni tra adolescenti per evitare conversioni coatte o a subire prediche per indurli alla redenzione. Prediche tenute praticamente ad una platea di sordi in quanto i presenti per non sentire le parole del prete mettevano dei tappi degli orecchi. Solo Giuditta fermata da un gendarme mentre era in compagnia di Targhini viene costretta ad ascoltare ed ha un battibecco con il sacerdote. Un bellissimo riferimento alla pietà popolare romana è costituito in molte scene del film dalla presenza delle Confraternite che erano all’epoca insieme alle corporazioni una delle massime espressioni dell’associazionismo cattolico del popolo. Sullo sfondo di tutto questo si svolge la storia che rappresenta il terzo motivo narrativo di Angelo Targhini e Leonida Montanari i due carbonari che dopo aver ferito il sor Filippo Spada all’Isola Tiberina riconosciuti da questo vengono arrestati dal temibile colonello Nardoni. La Carboneria trovava rifugio negli anfratti e nelle cantine della Roma del tempo e proprio in una di questa si svolge la suggestiva cerimonia di ammissione del neofita Angelo Targhini. Cerimonia durante la quale irrompe Cornacchia per comunicare a quello che poteva essere sicuramente il capo Leonida Montanari medico condotto in Rocca di Papa, che il sor Filippo Spada senza fare i loro nomi aveva tradito la causa facendo una soffiata al colonello Nardoni. Cosa di cui era venuto a conoscenza mentre prova i nuovi stivali a Nardoni sugli spalti di Castel S.Angelo. Anche se non compare nel quadro narrativo della sceneggiatura de Nell’Anno del Signore, ma in questo anno santo a Roma proprio nei pressi del Vaticano vive un personaggio Gaetano Santangelo che i romani di ieri e di oggi conoscono come Ghetanaccio. Chi era Ghetanaccio? Di lui la storia ci ha tramandato ben poco. Sappiamo che era nato nel 1785 a Borgo Vecchio all’ombra del cupolone. I suoi genitori erano una coppia di artigiani che stavano a quattrini come S.Onofrio a calzoni. Nasce per ironia della sorte accanto al simbolo di quel potere, quello temporale che per tutta la vita contestò prendendolo di mira con la sua compagnia di burattini, forse perché aveva visto vivere insieme lo sfarzo della chiesa e la miseria della plebe. Forse perché spinto dal bisogno per guadagnarsi qualche spicciolo prese a recitare commedie che lui stesso metteva su, dopo aver fabbricato “un castello di legno da portarsi sulle spalle e aveva fatto dei mostriciattoli di terracotta che aveva vestito da burattini. Tra questi burattini c’era anche Rugantino. La chiesa tollerava gli spettacoli di burattini e marionette finché poteva, per non far agitare la popolazione, ma spesso doveva intervenire, quando se ne sentivano di grosse e non potendo certo arrestare i burattini arrestava il burattinaio. Un giorno la polizia sequestro a Ghetanaccio il casotto e i burattini.

Questi erano gli unici spettacoli ad avere il diritto di agire tutto l’anno tranne nei giorni di particolare rigore per la chiesa tipo il Venerdì Santo. Durante l’anno santo del 1825 il Papa Leone XII decise che Roma doveva essere un grande stabilimento di esercizi spirituali così niente teatri , niente feste, niente balli, niente burattini. Ghetanaccio rimasto senza lavoro si mise a mendicare. Ma quando anche questo venne proibito dovette dare in pegno ad un orzaiolo i suoi burattini per avere da che vivere. Magni da attento studioso e cultore di Roma e della romanità già prima de Nell’Anno del Signore si interessa alla storia che vi stiamo raccontando scrivendo era il 1962 un trattamento cinematografico sulle gesta di Rugantino ( il burattino di Ghetanaccio) immaginando di tirarlo fuori da quella cantina in sembianze umane.

Il film che doveva nascere sarebbe stato per la regia di Festa Campanile e Franciosa ma poi tutto saltò e il trattamento di Magni è stato la base per la celebre commedia musicale che venne allestita al Sistina esattamente 60 anni orsono. Nel 1978 invece Gigi scrivi la commedia di Ghetanaccio con la quale insieme a Gigi Proietti e Gigi Longobardi restituirono il Brancaccio al teatro dopo anni di cinema.

Tutto questo lo si può vedere attraverso i documenti originali nella mostra allestita al Museo Luigi Magni e Lucia Mirisola in occasione del centenario della nascita di Ugo Tognazzi che Nell’Anno del Signore è stato il Cardinale Rivarola. In occasione della festa delle Camelie i visitatori hanno compiuto un viaggio nella Roma che vi abbiamo raccontato ed hanno goduto di intermezzi musicali tratti dalle opere citate.

In “Arrivano i Bersaglieri” la storia è diversa, siamo a Roma il 20 Settembre del 1870, gli italiani sparano a Porta Pia e a Palazzo Sant’Agata Don Prospero si ostina ancora difendere fino all’estremo sacrificio il trono e l’altare, nonostante il Papa avesse dato ordine di non resistere. Nella battaglia di Porta Pia cade Urbano ( Richy Tognazzi) figlio del nobile romano e tutta l’azione del film si svolge nel tentativo di un tenente di comunicare la notizia a Don Prospero. Tutto intervallato da amori e deliziosi cammei di vita romana del momento. In estate la Fondazione Museo Luigi Magni e Lucia Mirisola proporrà un’altra mostra dedicata ai film interpretati da Vittorio Gassman ovvero “Scipione detto anche l’Africano” e la “Tosca” per celebrare il centenario della nascita del mattatore anche esso legato a Velletri avendoci vissuto un lungo periodo della sua vita nella villa di Contrada Cigliolo.

Alessandro Filippi

Più informazioni
commenta