Lettera al direttore

Lettere in redazione

Assistenti alla disabilità, la lettera di una AEC: “Dallo Stato siamo considerati meno di zero”

disabilità

Riceviamo e volentieri pubblichiamo la lettera aperta di una Assistente educativa culturale che ha voluto condividere con i nostri lettori una riflessione sulle condizioni lavorative di questa importante figura educativa, assolutamente poco considerata dal punto di vista della regolamentazione contrattuale. Una condizione di precarietà che, sul nostro territorio, in passato portò una nutrita rappresentanza di lavoratori protestare sotto al Comune di Grottaferrata, capofila nelle politiche sociali. Anni di proteste a livello nazionale ma ancora nessun riconoscimento per una categoria fondamentale per tantissimi studenti fragili e con disabilità che frequentano le scuole italiane.

“Anche la Pasqua è passata e per gli assistenti educatori nessuna sorpresa nell’uovo. Si avvicina l’estate e tutti gli Oepa/aec si chiedono…che farò questa estate senza lavoro? E si, perché mancano due stipendi, aprile e maggio, (giugno per chi è fortunato e lavora nella scuola dell’infanzia, io non lo conto perché stando in primaria e secondaria lavorerò 4 giorni, quindi è nullo)… poi, come migliaia di OEPA/AEC in tutta Italia, staremo di nuovo, giugno luglio agosto e metà settembre senza percepire un euro nè di stipendio nè di disoccupazione.

E già perché a noi non spetta neanche la disoccupazione. Perché?
Perché abbiamo una sospensione del contratto, non un licenziamento,  con busta paga a zero e quindi non ” possiamo” percepire nulla. E non è previsto nessun ammortizzatore sociale! E ci chiediamo perché gli insegnanti, giustamente, percepiscono anche nei mesi estivi uno stipendio e noi no? Semplice…perché la nostra figura non è riconosciuta a livello nazionale. È riconosciuta solo da genitori e docenti ” riconoscenti” per quello che facciamo e che siamo per le/i nostre/i alunne/i.

Nella mia mente, così come in quella delle mie colleghe più vecchie (20/ 30 anni di esperienza) passa per la testa di cambiare lavoro…un lavoro che amiamo ma che non viene riconosciuto da nessuno. NESSUNO! Anni di esperienza, corsi su corsi di aggiornamento, a nulla sono serviti.
Diamo 1000 per vederci riconosciuto 0.
E siamo stanche. Stanche anche e soprattutto delle tante chiacchiere fatte dalla POLITICA, tutta la politica. Sappiamo bene che non cambierà nulla, troppi interessi da parte di regioni, comuni, cooperative e sindacati.
L’internalizzazione del servizio di assistenza scolastica al Miur, è solo l’ennesima presa in giro da parte di qualche politico di turno. Io non vorrei lasciare il mio lavoro perché è un LAVORO CHE AMO da matti ma non ci si può rimettere di salute, perché a non vedersi riconosciuto nessun diritto, ci si ammala. E mi ritrovo a mandare curriculum SPERANDO, però, che si trovi presto un rimedio alla nostra situazione. Allora non ci penserei due volte a NON cambiare lavoro.
Anche perché pensi, ma se ce ne andiamo tutte/i , chi penserà a questi bambini/ ragazzi? Qualcuno mi potrebbe rispondere: guarda che tutti siamo utili e nessuno è indispensabile. Vero! Eppure io ( ma penso di poter parlare anche a nome di molte mie colleghe) mi sono sempre sentita indispensabile nel poter garantire un inclusione ai più fragili…sarò presuntuosa?
Può essere!
Poi chiedo ai piani alti: vi sembra giusto che un lavoratore che ha dato 30 anni di vita per questo lavoro debba pensare di licenziarsi per trovare altro? Vi sembra giusto che una persona debba lasciare un lavoro e un mondo, quello della scuola e della disabilità, al quale ha dato tanto e tanto vorrebbe ancora dare?

Forse non è chiaro, a chi tanto parla di disabilità e di diritti, che siamo uno dei primi punti di riferimento, forte, per bambini/ ragazzi fragili che HANNO BISOGNO di noi…Basterebbe parlare con famiglie e docenti! E chiedo ancora: perché,  per noi non si pensa ad un ammortizzatore sociale nei mesi estivi?

Perché non ne abbiamo diritto? E ancora, perché politica e sindacato non si battono su questo? Il mio è  un mestiere che ti porta a lavorare sull’INCLUSIONE scolastica dei più fragili ma che di fatto ESCLUDE da ogni diritto una categoria di lavoratori.
Non vi sembra un paradosso? A me si!”

Lettera firmata

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