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I Pronto Soccorso di Roma e del Lazio in affanno: l’allarme di sindacati e cittadini

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Pare davvero una settimana difficile per la sanità del Lazio, in questi mesi già piegata dall’emergenza pandemica. Nelle scorse ore il sindacato degli infermieri Nursind ha denunciato la situazione di estremo disagio nei pronti soccorso di Roma e Provincia, prendendo a riferimento alcuni numeri della giornata del 26 aprile (dati Regione Lazio), quando sono stati riscontrati in molti DEA di I° e II° livello “situazioni di grave difficoltà” nella gestione dei pazienti. Si sono avuti nella Capitale punte di, “161 pazienti al Policlinico Umberto I° di cui 104 in attesa di ricovero, 152 a Tor Vergata di cui 41 in attesa di ricovero, 148 al Gemelli di cui 60 in attesa di ricovero, 110 al San Camillo-Forlanini con 49 in attesa di ricovero, 109 al Sant’Andrea con 44 utenti in attesa di ricovero, al Sant’Eugenio 102 con 30 in attesa di ricovero, 100 al Pertini con 46 utenti in attesa di posti letto e, non ultimo, il tutto accompagnato da un picco di 60 ambulanze bloccate”, hanno lamentato dal Nursind. “Passata la fase acuta Covid – spiega il segretario provinciale del sindacato, Stefano Barone – pensavamo e speravamo di non vedere più dei maxi affollamenti nei pronto soccorso ma cosi purtroppo non è stato. I pronto soccorso anche dopo tutti i tagli di nastro fatti dai nostri politici regionali continuano ad essere a tutti gli effetti dei veri e propri reparti di degenza”.

“Questa situazione procura un aggravio di lavoro per il personale infermieristico e medico che deve alternarsi tra i nuovi arrivi e i pazienti in attesa di posto letto con tutte quelle situazioni di promiscuità e di assistenza precaria figli di questa disorganizzazione. Ci dicono dalle Direzioni che in realtà il problema critico è quello dei pochi posti letto nei reparti così chi deve essere ricoverato ed è già stato visitato dai colleghi del Dea rimane in attesa di un letto che non c’è. Si stima che il 40-50% del personale viene distratto dalle mansioni dell’emergenze effettive per dare assistenza ai pazienti in attesa di ricovero sulle barelle. Ma cosa si è fatto in questi anni di investimenti nelle strutture pubbliche per evitare questo? La pandemia ha impegnato moltissimo la Regione Lazio sia sul fronte dell’emergenza che su quello della vaccinazione ma pare che il resto dei problemi sia stato purtroppo accantonato e a pagarne le conseguenze sono persone con patologie, il più delle volte gravi, che sono costrette ad aspettare mesi per una prestazione sanitaria per poi rifugiarsi come ultima risorsa in un pronto soccorso. Naturalmente il grosso problema insoluto rimane quello di una politica territoriale seria ed efficace con personale competente e preparato, come ad esempio ha dimostrato in questi due anni l’utilissima esperienza dell’USCAR organizzato dalla Regione per l’assistenza territoriale Covid ma che pare verrà smantellato a fine giugno salvo altre deroghe”, spiega ancora il sindacato.

Il Nursind, dunque, promette di rimanere vigile su questi eventi e chiede sin da ora un intervento della Regione con dei provvedimenti d’urgenza che evitino il black-out definitivo “dell’emergenza sanitaria a Roma e Provincia per garantire ai cittadini quella qualità di cura nei pronto soccorso che ora non hanno”, ha concluso Barone. Ieri e oggi sono quindi arrivati gli effetti e gli echi di quanto raccontato dal Nursind. A chiedere lumi a Zingaretti e D’Amato il consigliere regionale ed ex sindaco di Marino, Adriano Palozzi. “Apprendiamo con grande preoccupazione ed estrema attenzione il monito del Nursind che ha denunciato affollamenti e disagi nei pronto soccorso della Capitale e dell’area metropolitana. Un quadro preoccupante, quello delineato dal sindacato degli infermieri, che purtroppo non ci sorprende e che auspichiamo non venga sottovalutato dall’assessore regionale Alessio D’Amato e dal governatore del Lazio, Nicola Zingaretti. D’Amato e Zingaretti che, sinceramente, devono fare molto di più per ridurre le criticità negli ospedali e nei ps, per contrastare la desertificazione sanitaria e per implementare la sanità territoriale e di prossimità. Il tempo degli annunci, dunque, è finito: la Regione Lazio si rimbocchi le maniche e lavori con maggior concretezza e rapidità, anche sfruttando i fondi del Pnrr, al fine di assicurare una sanità realmente a misura di cittadino”.

A dire la sua anche Assotutela, associazione che da vari anni si occupa di questioni sociali, sanitarie ed istituzionali di Roma, ma non solo: “Ambulanze bloccate fuori gli ospedali, disagi nei pronto soccorso, utenti costretti a lunghe attese. Apprendiamo che in questi giorni sarebbero numerose le criticità che avvolgono le strutture ospedaliere della Capitale e delle altre province delle territorio regionale. Una situazione sanitaria e operativa molto preoccupante, che la dice lunga sul sistema attuale, che, seppur in miglioramento rispetto agli anni passati, ancora soffre per la mancanza di soluzioni mirate, efficaci ed efficienti. Sollecitiamo dunque il governatore del Lazio Nicola Zingaretti e l’assessore alla Sanità e Integrazione Socio-sanitaria, Alessio D’Amato a spiegare alla cittadinanza cosa stia realmente accadendo nei pronto soccorso di Roma e del Lazio e quali provvedimenti abbiano in essere per risolvere tali criticità e implementare al contempo la sanità di prossimità”.

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