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Velletri, i giovani dell’Avis e ADMO a Villa Ginnetti per sensibilizzare alla donazione anche in giovane età

Nonostante le condizioni meteorologiche dubbie, ieri  mattina presso Villa Ginnetti a Velletri si è svolto l’evento dell’Avis giovani “Ogni goccia conta”. L’evento, svolto in collaborazione con ADMO (Associazione donatori midollo osseo) e con la partecipazione della Vicesindaca e Assessora alle politiche sociali del comune di Velletri Giulia Ciafrei, oltre ad aprire i cittadini ad una donazione straordinaria, aveva come scopo quello di sensibilizzare la popolazione, soprattutto i giovani, alla donazione sia di sangue che di midollo osseo.

Attiva sul territorio di Velletri dal 1957, l’Avis rappresenta da allora il punto di riferimento della raccolta di sangue sul territorio. L’idea di creare un’associazione giovanile legata al gruppo, però, è abbastanza recente. L’anno scorso, dopo un anno di servizio civile, Martina Raponi, vista la meravigliosa esperienza vissuta, ha avuto l’idea e l’ha proposta ai suoi amici che hanno da subito accolto con entusiasmo il progetto. «Nel corso della mia esperienza col servizio civile, ho visto moltissimi ragazzi venire a donare» racconta Martina «E così ho pensato a quanto potessero dare questi ragazzi se fossero stati accomunati da un’associazione». Piano piano i ragazzi hanno iniziato a riunirsi e a decidere gli obiettivi.

E l’evento di ieri  è la conferma che la strada intrapresa sia quella giusta visto che sono stati moltissimi i ragazzi che hanno deciso di venire a donare. «Io avevo molta paura di venire a donare perché ho molta paura degli aghi» ha detto Sofia «però sono stata all’evento organizzato dai ragazzi ad ottobre e allora ho deciso di provare. Oggi è la mia seconda donazione e sono felicissima della scelta che ho fatto perché so che un gesto piccolissimo potrebbe letteralmente salvare la vita di qualcuno». Per Renato, invece, quella di oggi è stata la dodicesima donazione. «Sono un donatore Avis da quando ho diciott’anni» ha affermato «e ho sempre cercato di spingere i miei amici a farlo perché è un dono che non costa nulla, ma che può fare davvero la differenza all’interno della comunità. Anche se non posso attivamente far parte dell’associazione, sostengo questo progetto da sempre».

Parlando con i ragazzi della giovanile, invece, è strabiliante sentire con quanto impegno e con quanta dedizione spassionata si prodighino per il progetto e soprattutto quanta serenità e collaborazione ci sia anche con gli altri membri che fanno parte del grande progetto Avis.
«Lo scopo principale che ci siamo prefissati dall’inizio» ci ha detto Giovanni Simonetti, un altro dei “fondatori” del gruppo «è stato quello di sensibilizzare quante più persone possibili della nostra età all’importanza non solo della donazione di sangue, ma anche di cercare di divulgare l’importanza della prevenzione». Proprio da questa voglia di non chiudersi è nata la voglia di collaborare con un’altra associazione, l’ADMO, che si occupa di un altro tipo di donazione, sulla quale ancora oggi esistono tante riserve e tabù: la donazione di midollo osseo.

Il comizio si è aperto con la spiegazione molto puntuale di Benedetta Bruni, rappresentante dell’ADMO, che ha giustamente dato dei dati su cosa sia l’associazione che rappresenta. «L’ADMO è nata nel 1990 a Milano dalla volontà di un gruppo di persone di mettere a conoscenza la popolazione italiana della possibilità di combattere malattie del sangue, come leucemie e linfomi, grazie alla donazione e al trapianto di midollo osseo».

Proseguendo nel suo discorso, Benedetta ha sottolineato più volte quanto sia importante che sempre più persone tra i 18 e i 35 decidano di iscriversi al registro di donatori di midollo osseo perché, purtroppo, la possibilità di trovare una compatibilità è di 1 su 100 mila.
Per spostare dalla teoria alla pratica il discorso di Benedetta dalla teoria alla pratica è intervenuta Gigliola Burattini, che 18 anni fa è stata donatrice. Gigliola ha iniziato il suo discorso ribadendo quanto fosse difficile avere delle compatibilità di midollo osseo e su quanto donare le abbia cambiato la vita. «Nonostante avessi appena salvato la vita di mia figlia, andando contro i pareri dei medici che, a causa di un virus, mi avevano consigliato di abortire, iniziai a soffrire di depressione». Gigliola ha raccontato di quanto si sentisse svuotata e priva di voglia di vivere quando un pomeriggio, per caso, capitò davanti ad un banchetto dell’ADMO. Alla domanda di che cosa facessero la risposta squarciò il senso di vuoto che sentiva «Noi salviamo vite». Da quel momento, Gigliola iniziò a collaborare con l’associazione. «Qualche tempo dopo, il giorno del mio compleanno, mi arrivò una telefonata in cui mi venne detto che qualcuno aveva bisogno di me e così iniziai le pratiche e qualche mese dopo donai e fu una delle esperienze più belle della mia vita: qualcuno, chissà dove, condivideva il mio patrimonio genetico e io lo avevo salvato e questo mi fece sentire bene».

Il discorso si è chiuso con una riflessione su quanto fosse bizzarra la sua storia: lei ha donato il midollo e così facendo ha salvato la vita di qualcuno, ma donando è tornata a vivere anche lei.
Ed è proprio il concetto di dono ad essere il fulcro del discorso della Vicesindaco Giulia Ciafrei. «Lavorando nell’amministrazione comunale, mi sono resa conto di quanto la comunità faccia leva sulle autorità per far sì che le cose funzionino» ha spiegato l’Assessora alle Politiche sociali «ma la comunità è fatta di singoli che hanno tutti la possibilità di donare qualcosa affinchè la società in cui vivono migliori: il proprio tempo».

L’Assessora ha anche sottolineato l’importanza di avere una coscienza collettiva, di prendersi cura del prossimo, anche grazie a piccoli gesti come quello della donazione, ad essere le uniche basi solide per avere una società in cui regnano rispetto e sostegno reciproco.

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