Ambiente

“Scempio ambientale sul Lago di Nemi” – L’intervista a Salustri (Reseda), Conti (Diakronica) e Del Vescovo (Italia Nostra) video

Un’escursione di informazione, di istruzione  ma anche di protesta quella che si è svolta nel pomeriggio di sabato 14 maggio sulle sponde del lago di Nemi. Il trekking, partito dal Museo delle Navi di Nemi, si è snodato su un percorso di circa 6 km per affrontare diversi aspetti legati al territorio e in particolare al lago, dalla storia geologica e naturale alla biodiversità dello stesso e delle foreste circostanti, dalle criticità alle emergenze ambientali, testimoniata dall’abbassamento delle acque del lago di almeno 4,5 metri, equivalenti a 40 milioni di metri cubi, con conseguente sparizione dell’eco sistema di costa.

Roberto Salustri, direttore dell’EcoIstituto Reseda onlus, ha cosi ricordato come negli anni ottanta a causa dell’inquinamento il lago ebbe un collasso biologico come naturale conseguenza di fattori inquinanti di cui sono un indicatore la presenza di alghe rosse, che  causano una bassa concentrazione di ossigeno distruggendo tutti gli animali acquatici. “Questo lago è morto biologicamente una volta, a causa degli scarichi che venivano riversati in queste acque – ha commentato Roberto -. Oggi stiamo assistendo ad altri  inquinamenti, come testimoniato dalle analisi delle schiume che si formano sulla riva. Schiume piene di fosfati, quindi, di detersivi e scarichi di un’agricoltura che ancora utilizza in larga parte la chimica. Tra le azioni che abbiamo intrapreso è stato creato il “Contratto per i Laghi dei Castelli Romani e per i fiumi” con diverse associazioni e la Regione, a cui finora hanno aderito soltanto i comuni di Castel Gandolfo, Marino e Albano: 3 su 15. In quest’ultimo gruppo anche Nemi, che non ha ancora presentato la sua adesione. Occorre una maggiore responsabilizzazione, ma soprattutto un atteggiamento diverso da parte dei comuni che devono cominciare ad ascoltare le associazioni, le quali hanno un bagaglio di competenze tecnico-scientifiche che messe insieme possono fare delle cose incredibili. Come abbiamo dimostrato nell’ultima riunione del 23 aprile, alla quale hanno partecipato associazioni ed enti del territorio producendo schede e soluzioni tecniche da mettere in campo. L’ascolto, da parte dei comuni, delle associazioni e di chi vive il territorio è un fattore fondamentale per risolvere i gravi problemi ambientali che stanno distruggendo gli ecosistemi. Perché se non facciamo qualcosa di serio il nostro territorio è destinato a morire”.

Il direttore di EcoIstituto ha concluso ricordando un altro progetto, finanziato dalla Regione Lazio, indirizzato alle scuole per far conoscere il territorio: ai bambini viene presentata una mappa muta, dove individuare le varie parti del territorio. Questa cartina acquerellata che riproduce la reale occupazione del suolo (realizzata sulla base di un’immagine satellitare) e mostra anche le diverse occlusioni di edifici all’interno del Parco, ha lo scopo di essere il primo passaggio per far acquisire ai più piccoli una informazione seria e consapevole.

L’intervento di Cecilia Conti, presidentessa dell’associazione Diakronica (un’associazione per la divulgazione e la valorizzazione del patrimonio ambientale), ha sottolineato come tante associazioni, come quella da lei rappresentata, hanno promosso nel tempo giornate ecologiche, ma che la presenza di discariche,  censite nel numero di circa 240 (di cui una trentina nel bacino di Nemi),  non può essere risolta con la sola azione  dei cittadini volontari e sensibili al problema. Occorre l’intervento di organi preposti – ha dichiarato – riallacciandosi poi all’intervento oggetto di contestazione dell’evento, quello del Centro Canoe. “Spazio della collettività doveva essere un simbolico  trattato in ingegneria naturalistica ed ecosostenibile da prendere come esempio per tutti i cittadini. Al contrario di quanto si sta realizzando nonostante abbiamo aderito all’Agenda 2030, alle politiche comunitarie  rivolte alla biodiversità, alla conservazione degli ecosistemi. Non è quindi ammissibile che un ente pubblico faccia un intervento privo di qualunque sensibilità paesaggistico naturale” ha sostenuto Cecilia Conti.

Argomento trattato anche dal Presidente dell’associazione Italia Nostra Sezione Castelli Romani, Enrico Del Vescovo. “Desideriamo comunicare alla S.V. il nostro sconcerto di fronte all’opera cementizia che, molto di recente, è in corso di realizzazione presso la riva del lago di Nemi – si legge nella lettera di protesta indirizzata alla Soprintendenza, al Parco regionale Castelli Romani, alla Regione Lazio e al comune di Nemi, in data 10 maggio 2022 a firma Italia Nostra -. Ci chiediamo se non fosse stato necessario realizzare un’opera con minore impatto ambientale, evitando in particolare l’impiego del cemento, nel rispetto del valore  paesaggistico”. “Pur riconoscendone il valore in termini di attività sportiva, in particolare del canottaggio – ci spiega Del Vescovo – richiedono il ripristino dello stato originale del luogo.

“Ci chiediamo perché non siano stati utilizzati sistemi a basso impatto ambientale (come da esempio micro plinti di cemento con intelaiatura in legno) piuttosto che piattaforme di cemento in una zona che è a rischio idrologico, per abbassamento del livello delle acque del lago”, ha poi aggiunto Salustri. Da qui, dunque, la protesta contro la delibera (n.79 del Reg. data 14-06-2019),  che ha approvato il progetto esecutivo relativo “Al Centro Canoa 500 impianti sportivi di base”. 

Un’escursione quella di sabato 14 maggio che ha assunto i toni della conoscenza e dell’informazione come fattori fondamentali di salvaguardia, tutela e protezione dei luoghi oggetto di perlustrazione, di azione come la riforestazione attraverso piante autoctone per preservarne  l’ecosistema, di denuncia dell’inquinamento e della cementificazione per richiamare tutti verso una maggiore sensibilizzazione. 

Generico maggio 2022
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