Cronaca

Strage di Cisterna, uccise figlie di 14 e 8 anni prima di suicidarsi: a giudizio i medici che lasciarono il permesso per l’arma

Il Giudice dell'udienza preliminare di Latina ha rinviato a giudizio, per l'accusa di omicidio colposo, i due medici che avevano firmato i certificati necessari al rilascio del permesso per l'arma di ordinanza all'Appuntato dei Carabinieri Luigi Capasso, di stanza a Velletri, che nel 2018 a Cisterna di Latina, con quella pistola prima ferì la moglie Antonietta e poi uccise le due figlie di 14 e 8 anni, prima di suicidarsi.

funerali alessia martina

Il Giudice dell’udienza preliminare di Latina ha rinviato a giudizio, per l’accusa di omicidio colposo, i due medici che avevano firmato i certificati necessari al rilascio del permesso per l’arma di ordinanza all’Appuntato dei Carabinieri Luigi Capasso, di stanza a Velletri, che nel 2018 a Cisterna di Latina, con quella pistola prima ferì la moglie Antonietta e poi uccise le due figlie di 14 e 8 anni, prima di suicidarsi.

L’uomo uccise le due figlie in tenera età, Alessia e Martina, e poi credendo di aver ucciso anche la moglie si barricò in casa, prima di spararsi. Il carabiniere Luigi Capasso qualche mese prima della strage aveva ottenuto l’abilitazione all’uso delle armi da due ufficiali medici che ora rischiano di finire sotto processo per ‘omicidio colposo’. Il Gup del Tribunale pontino è stato chiamato a decidere se uno dei due o entrambi dovessero finire sotto processo per quanto accaduto alla due bambine.

“Il comportamento violento del Capasso nei confronti della signora Gargiulo e delle bambine era già evidente nei mesi precedenti. La signora Gargiulo si era rivolta più volte alle autorità competenti e alle Forze dell’Ordine, chiedendo aiuto alle Istituzioni. Noi chiediamo che le responsabilità di chi non l’ha ascoltata emergano – ha dichiarato Elisa Ercoli, Presidente di Differenza Donna, a fianco della signora Gargiulo insieme a tutte le operatrici attiviste di Differenza Donna – e per questo vogliano che vi sia piena giustizia se, come riteniamo, vi è stata l’ennesima e gravissima sottovalutazione del pericolo. Una sottovalutazione che ha cambiato tragicamente questa storia di violenza maschile sulle donne. Ricordiamo che la Corte europea dei diritti dell’uomo (Cedu) ha condannato l’Italia per non aver protetto una donna e i suoi figli dalla violenza domestica terminata, anche qui, in tragedia”.

Al processo, che inizierà nel marzo del 2023, andranno il medico di famiglia dell’uomo e medico militare nel servizio di infermeria del presidio di Velletri.

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