Cronaca

“Willy non l’ho toccato nemmeno con un dito”: la testimonianza di uno dei fratelli per cui è stato chiesto l’ergastolo. Il 4 luglio la sentenza

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E’ slittata a lunedì 4 luglio l’attesa sentenza dell’omicidio di Willy Monteiro Duarte, il giovane aiuto cuoco morto ammazzato nel settembre del 2020 a Colleferro. I giudici della Corte d’Assise di Frosinone hanno infatti slittato il giorno del verdetto, che era previsto per la giornata di ieri, giovedì 26 maggio. L’udienza è stata completamente dedicata all’intervento del difensore dei fratelli G.B e M.B., per i quali la Procura di Velletri ha sollecitato l’ergastolo chiedendo invece una condanna a 24 anni per gli altri due imputati: M.P. e F.B..

In apertura di udienza a prendere la parola è stato il più grande dei fratelli,  che nel corso di dichiarazioni spontanee ha nuovamente respinto le accuse sul suo ruolo nel violento pestaggio, fino ad arrivare a dichiarare di non averlo neppure sfiorato, voltandosi verso la mamma della povera vittima. “Willy non l’ho toccato nemmeno con un dito – ha esordito il 28enne -. Io non sarei stato in grado, nemmeno se lo avessi voluto, di fare quello di cui mi si accusa”, ha aggiunto il giovane di Artena, che ha poi aggiunto di voler tornare dal figlio, nato quando lui era già ristretto con l’accusa di omicidio. 

“So soltanto che ho perso un figlio e non si è ucciso da solo. Qualcuno è stato”, ha dichiarato ai giornalisti la mamma del povero ragazzo di Paliano, che ha avuto come unico torto quello di provare a far da paciere in quella notte tragica. 

L’imputato, che in aula è stato sempre vicino al fratello, ha proseguito: “Willy merita giustizia come la merita la sua famiglia. Vorrei poter tornare a quella maledetta notte e cambiare tutto. Io sogno ancora di tornare dalla mia famiglia e crescere mio figlio”. Parole accolte con freddezza dalla madre della vittima che era in aula con la figlia.

Anche la tesi difensiva punta ad escludere totalmente dall’azione “omicidiaria” il più grande dei fratelli di Artena, istruttori di Mma. “Gabriele non ha colpito Willy – ha detto al termine del suo intervento l’avvocato Massimiliano Pica – Marco l’ha colpito ma in modo non decisivo: per entrambi chiedo l’assoluzione”. Una richiesta giunta dopo oltre quattro ore di arringa durante la quale il penalista ha cercato di smontare l’impianto accusatorio della Procura. Attraverso slide e diapositive, il difensore ha puntato il dito contro la credibilità dei 25 testimoni oculari presenti fuori al pub “Due 2 Picche” la notte tra il 5 e il 6 settembre di due anni fa.

“Nessuno dei testimoni oculari poteva vedere con chiarezza quanto successo la notte del pestaggio – ha affermato Pica -. Al momento dell’aggressione era buio e nessuno era in grado di vedere con chiarezza quello che stava succedendo a causa della troppa gente presente”.

Una ricostruzione diametralmente opposta a quella fornita dall’accusa secondo cui quella ai danni di Willy è stata una “una aggressione becera e selvaggia messa in atto da quattro individui” che hanno utilizzato il corpo di un ragazzino “come un sacco di pugilato””. Una azione volontaria, una furia omicida ai danni di un giovane che si è trovato “nel posto sbagliato al momento sbagliato”: il pestaggio, secondo l’accusa, è durato circa 50, interminabili, secondi in cui la vittima è stata raggiunta da colpi a ripetizione: “50 secondi di sofferenza incredibile”. 

Colleferro – Omicidio Willy: “50 secondi di sofferenza incredibile”. Chiesto ergastolo per i fratelli di Artena

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