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La battaglia del prof. Tutino contro l’obbligo della mascherina: “Basta crimini contro la scuola”

Lo avevamo lasciato, alcuni mesi fa, impegnato nello sciopero della fame, dopo aver ottenuto a Grottaferrata l’esenzione per un mese dal vaccino, e lo ritroviamo, dopo varie traversie, impegnato in un’altra battaglia. Lui è il Professor Davide Tutino, di Resistenza Radicale, del Sindacato Fisi e del Comitato di Liberazione Nazionale. Questa volta ha scelto di “emulare” Draghi – così dice – ed entrare a scuola, dove insegna, senza mascherina.

“L’Italia – spiega il prof. Tutino – è rimasto l’unico paese a imporre l’obbligo di maschera nelle scuole. Non esiste alcuna documentazione scientifica a sostegno di questa scelta, e invece esistono studi scientifici sui danni cognitivi, emozionali, neurologici, che questa scelta comporta sui bambini e sulle persone”.

Generico giugno 2022

“Dal 23 maggio, dopo che il Presidente del consiglio e il governatore del Veneto si sono presentati in una scuola del Veneto senza mascherina, tra folle di bambini e la lavoratori della scuola, Davide Tutino, che si dice “allontanato dall’insegnamento per le sue disobbedienze alla dittatura”, si presenta nella propria scuola, il liceo Gullace di Roma, senza maschera.

Dal 23 Maggio sono a scuola senza maschera, come ha fatto il signor Draghi. L’istituto mi invia una lettera in cui chiede chiarimenti, e minaccia di rivolgersi alle autorità. Ho documentato, anche attraverso la visita della onorevole Cunial, che
la maschera è ormai disapplicata da buona parte della comunità scolastica, studenti e lavoratori, anche perché il suo utilizzo aggrava le sofferenze dovute al caldo. Tuttavia questo non si può dire, deve rimanere una di quelle cose che
si fanno ma non si dicono, perché così vuole il regime. Resto qui seduto, attendo l’arrivo delle autorità, oggi, domani, chissà
quando, probabilmente quando nessuno sarà qui a testimoniarlo. Il re è nudo, denudiamo i nostri volti”.

Nei giorni precedenti, proprio lui, aveva scritto una Lettera Aperta al Ministero dell’Istruzione, come docente sindacalista: “Signor ministro – vi si legge – io la accuso di usare il ricatto e la paura come strumento di un potere illegittimo. Contro le leggi ordinarie e costituzionali, contro le convenzioni internazionali, contro i diritti umani, lei, signor ministro, ha imposto alla comunità scolastica un trattamento farmacologico sperimentale. Anche ai bambini. Ripeto, anche ai bambini, e questo, signor ministro, è un crimine.

Lei ha imposto un trattamento inutile e pericoloso, che grazie alle ricerche scientifiche internazionali sta ora rivelando i suoi danni. Lei, signor ministro, ha ricattato questa comunità con l’odio di ricino della propaganda, con la minaccia della miseria e della morte sociale. Questo, signor ministro, è un crimine.

Quando i primi tribunali iniziavano a dare ragione ai dissidenti politici, lei signor ministro ha dovuto reintegrarli nella vita sociale e lavorativa, ma ha continuato a perseguitarli, umiliandoli sul lavoro e definendoli un cattivo esempio.
Lei, signor ministro, in questo modo addita i dissidenti politici all’odio e alla vendetta del popolo.

Sempre lei, signor ministro, continua a imporre a questa comunità di indossare una maschera inutile e dannosa. Questa mordacchia sta danneggiando la loro salute fisica e psichica, e lei stesso, nelle sue dichiarazioni pubbliche, conferma che lo scopo non è sanitario ma “educativo”. Questo, signor ministro, è un abuso e un crimine, finalizzato a addestrare la gioventù all’obbedienza. È per tali ragioni che da sindacalista, da uomo, da cittadino, da padre e da figlio, da italiano e da essere dotato di coscienza, continuo a disobbedire ai suoi ordini illegittimi, perché essi sono contrari al diritto, alla scienza, alla coscienza.

A scuola non indosso più questa mordacchia, e sappia che gran parte della popolazione scolastica, pur nascondendosi, fa lo stesso. Signor ministro, il vostro regime talebano, fondato su paura, obbedienza, cancellazione delle identità, dei volti, dei sorrisi, è un crimine. Signor ministro, di fronte a questi crimini la disobbedienza non è più un diritto, bensì un dovere di ciascun uomo e di ciascun docente. Se lei è un uomo, signor ministro, se lei è un docente, disubbidisca a se stesso, smetta di compiere crimini contro la scuola e contro i bambini”.

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