Grottaferrata – Asta pubblica Capodarco, parla la titolare della scuola di inglese: “Violate le norme di civile convivenza e penali”

Sulla vicenda della vendita all’asta della struttura di via del Grottino a Grottaferrata, che ospita la Comunità Capodarco, è intervenuta con una nota la titolare di una scuola di inglese di Grottaferrata e della English no limits SRLS, che ha presentato la sua offerta per l’acquisto dell’immobile, sollevando un velo di polemiche dopo che la cooperativa sociale aveva offerto 1.100.000 euro raggranellati con sacrificio, grazie anche alla solidarietà di privati e al recente stanziamento di 400mila euro della Regione Lazio.

“Dopo giorni di offese – si legge nella nota della titolare Mara Sepe – , calunnie ed infine esplicite minacce, da più parti profferite, ritengo sia mio dovere far sentite anche la voce di chi, non per timore ma solo per discrezione e nella speranza che si affievolissero i toni di una polemica che distorceva e continua a distorcere la realtà, aveva preferito non alimentare la polemica.

In 12 anni di duro lavoro non ci siamo solo dedicati all’insegnamento di una Nuova Lingua, ma ci siamo impegnati in maniera concreta a formare “le nuove generazioni di domani”, ovvero di coloro
che saranno responsabili di una società fondata sul rispetto reciproco e non sull’insulto, di coloro che saranno chiamati ad abolire barriere culturali e sociali a favore dell’integrazione, di coloro che dovranno garantire pari diritti a tutti i cittadini.

La nostra Società in questi anni ha guadagnato il diritto ad una reputazione integerrima, lavorando fianco a fianco con gli educatori dei nostri figli e proiettando presso genitori e scuole pubbliche e private un’immagine cristallina e di elevata qualità, supportata da iniziative educazionali a favore delle persone svantaggiate, della salvaguardia della natura e degli animali. La partecipazione all’asta non è stata una mossa a sorpresa.

Prima di decidere la partecipazione ho incontrato il responsabile dell’associazione Capodarco per manifestare le nostre esigenze, significando che le stesse non erano in antitesi e conflitto con quelle della onlus.
Ho chiesto di collaborare in quanto le due attività, ben potevano trovare un punto di incontro che consentisse il permanere e lo sviluppo di entrambe, ma si è eretto un muro senza spiegazioni.
Lo stesso tentativo è stato avanzato prima dell’apertura delle buste ed ho trovato il medesimo atteggiamento.

L’idea di abbandonare a se stessi le persone disabili che frequentano il centro non mi ha mai sfiorato, ma evidentemente rischiavo di intaccare il monopolio di chi si sente l’unico interprete del volontariato.
Alla campagna mediatica che ne è seguita, dopo minacce all’integrità delle cose e delle persone, sarà l’Autorità Giudiziaria a valutare l’illiceità di quanto avvenuto e continua ad accadere, non ultima la turbativa d’asta.
Ho dato mandato per la presentazione di un dettagliato esposto in quanto ritengo violate le norme di civile convivenza e quelle penali.

Viene messa a rischio la credibilità della scuola che opera in “franchising” e quindi portatrice di una immagine più ampia dello stretto ambito locale.
Le prossime ore saranno dedicate ad un confronto con i miei familiari e collaboratori per decidere il da farsi, poiché la ferma volontà di non cedere a quello che definisco un ricatto inaccettabile deve necessariamente confrontarsi con la mia famiglia e con chi mi è più’ caro, SOPRATTUTTO QUANDO SI MINACCIA DI INTERVENIRE CON PICCONI E MAZZE CONTRO CHI VIENE ADDITATO COME IL NEMICO”.