Il pomeriggio di martedì 21 giugno il Centro di seconda accoglienza SAI di Velletri si è colorato delle sfumature dell’integrazione e della condivisione per la Giornata mondiale del Rifugiato, ricorrenza stabilita dalle Nazioni Unite ogni 20 di giugno. Presenti la vicesindaca Giulia Ciafrei, Piergianni Fiorletta dell’ANCI Lazio, il docente dell’Università Cattolica Emanuele Caroppo, Gianni Caucci della cooperativa “Città non basta”, dal 2015 operativa nel centro di accoglienza straordinaria (CAS) di Velletri nella struttura Don Orione e gli operatori del centro, tra mediatori linguistici culturali e assistenti sociali. Tra i  relatori presenti al Convegno che si è tenutosi all’ingresso della struttura anche il direttore del distretto H5 dell’Asl Roma 6 Giacomo Menghini e la coordinatrice Annalisa Berti.

Il centro SAI (Sistema Accoglienza e Integrazione) a Velletri – ex SPRAR – è attivo dal 2014 ed è da allora gestito dalla Cooperativa sociale “Medihospes Onlus”. Ospita all’incirca 50 ragazzi e ragazze stranieri nel percorso finale dell’integrazione nel tessuto sociale che porta all’autonomia lavorativa e abitativa.Di questi circa 10 sono attivi in tirocini formativi presso aziende locali, dalla ristorazione al settore agricolo. L’obiettivo dei centri di seconda accoglienza – che rientrano in programmi del Ministero dell’Interno – vuole essere quello di fornire una “cassetta degli attrezzi” spendibile nella quotidianità da chi è migrat0 in Italia in cerca di un futuro migliore. 

Nel corso del pomeriggio di festa alcuni rappresentanti delle diverse nazionalità accolte dai centri di prima (CAS) e seconda accoglienza  (SAI) di Velletri hanno raccontato al  pubblico presente le loro testimonianze di migrazione dal loro paese d’origine verso l’Italia. Attraverso un tour particolarmente suggestivo – organizzato dall’associazione l’Asino e le Nuvole– i protagonisti hanno messo a nudo le proprie storie di coraggio e resilienza con un unico comun denominatore: l’angoscia per essere stati costretti a lasciare la propria terra ma anche lo sguardo grato all’Italia e, in particolare alla cittadina veliterna,  per aver dato loro una seconda casa.

Le sette tappe dell’integrazione ripercorrevano sette storie di giovani uomini e di giovani donne –  ognuna diversa dall’altra e spesso molto commoventi- che interessavano i maggiori paesi di provenienza delle persone straniere in Italia: Ecuador, Sudan, Somalia, Libia, Afghanistan, Ucraina e Bangladesh. A ognuno di loro veniva chiesto un breve racconto della propria esperienza di migrazione, di accoglienza e poi di integrazione attraverso la fatidica domanda: cosa ti piace di più dell’Italia?

Al convegno si sono succeduti interessanti contributi moderati da Luca Masi dello staff del Sindaco Pocci,  i quali hanno sollevato il grande punto interrogativo sulle politiche d’integrazione, cosa ben distinta dall’accoglienza. Tra gli intervenuti le parole forti e quanto mai vere del professor Caroppo: “Siamo tutti migranti. L’abbiamo capito durante il Lock down quando siamo stati sradicati dalla nostra quotidianità”. A portare i saluti istituzionali del comune veliterno la vicesinda Giulia Ciafrei, la quale ha così affermato: “C’è ancora molto da lavorare ma stiamo lavorando bene. A Velletri ci sono anche cose belle sulle quali occorre fare caso e  vantarsene”.

A fine convegno è seguito un momento di convivialità con un apericena multietnico preparato e servito con il contributo delle comunità straniere locali e dei volontari del centro di Via Angeloni.

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