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La tragedia della Marmolada vista da Antonello Fiore (Presidente geologi). “I morti sembravano usciti da un tritacarne”

Generico luglio 2022

Il Parlamento europeo riunitosi a Strasburgo in sessione plenaria ha osservato oggi un minuto di silenzio per le vittime della Marmolada in seguito al crollo del ghiacciaio che domenica pomeriggio ha provocato svariati morti e dispersi, per quella che è stata sin da subito definita una vera e propria carneficina. “Questa tragedia sulle Dolomiti tra il Trentino e il Veneto ha scioccato tutti noi, colgo l’occasione per esprimere le più sentite condoglianze a nome del Parlamento europeo alle famiglie coinvolte”, ha detto la presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola invitando l’aula a raccogliersi per ricordare anche i tre morti della sparatoria che ha interessato un centro commerciale a Copenhagen in cui 3 persone sono state uccise. “I nostri pensieri vanno alle vittime, ai familiari e alla città, siamo con voi”, ha affermato Metsola.

Oggi ha parlato anche Antonello Fiore (geologo – Presidente Nazionale della Società Italiana di Geologia Ambientale), che nella giornata di martedì 5 luglio sarà a Roma (ore 9, Università La Sapienza – Dipartimento di Chimica) per partecipare alla Conferenza che riguarderà un altro tema delicato: Rifiuti e Transizione Ecologica!. “Questo fenomeno rientra in quegli equilibri che si stanno modificando velocemente in seguito ai cambiamenti climatici – ha dichiarato Fiore -. Le temperature non erano alte solo domenica, ma sono più alte da mesi. Gli effetti del cambiamento climatico riguardano la rottura molto veloce degli equilibri che si sono creati in natura in periodi molto lenti. Quello che abbiamo visto è solo un aspetto. Altri effetti li vediamo in pianura, dove i fiumi sono senz’acqua, o sulla costa, dove ci sono problemi di sollevamento del livello del mare, quindi la salinizzazione delle falde costiere”.

“Gli scenari a cui assistiamo oggi sono stati tracciati da diverso tempo dagli scienziati. Bisognava aumentare la consapevolezza che nelle aree montane si possono verificare fenomeni del genere anche in Italia e dobbiamo aspettarcene altri in futuro. Eventi del genere in Italia non si sono mai verificati prima. Le alte temperature dei mesi scorsi e la mancanza di manto nevoso che protegge il ghiacciaio lasciavano pensare che probabilmente ci sarebbe stato un aumento della parte di ghiaccio che si sarebbe fuso. Questo fenomeno rientra in quegli equilibri che si stanno modificando velocemente in seguito ai cambiamenti climatici. Le temperature non erano alte solo ieri, ma sono più alte da mesi. Gli effetti del cambiamento climatico riguardano la rottura molto veloce degli equilibri che si sono creati in natura in periodi molto lenti. Quello che abbiamo visto ieri è solo un aspetto. Altri effetti li vediamo in pianura, dove i fiumi sono senz’acqua, o sulla costa, dove ci sono problemi di sollevamento del livello del mare, quindi la salinizzazione delle falde costiere”.

“Nel caso della siccità, l’acqua che non stiamo vedendo nei corsi d’acqua ritornerà con piogge violente. Le alte temperature aumentano l’evaporazione del Mar Mediterraneo, che è un hotspot per i cambiamenti climatici. Questa, nel momento in cui saturerà l’atmosfera e si incontrerà con le correnti del Nord – ha continuato Fiore – provocherà nubifragi. Nei prossimi mesi quindi, ci saranno conseguenze che rientrano tutte negli effetti del cambiamento climatico a cui dobbiamo adattarci. I cambiamenti climatici si affrontano su due aspetti: mitigazione e adattamento. Nel caso della siccità, dovremmo intervenire sulle reti idriche per recuperare il 40% dell’acqua che perdiamo. Oppure dobbiamo recuperare l’acqua dei depuratori e riutilizzarla in agricoltura, stoccare i laghetti collinari ed adattare l’agricoltura. Ad esempio, se una zona ha una disponibilità idrica incompatibile con un determinato tipo di coltura di quel periodo, bisogna cambiare coltura e mettere i terreni a riposo. Nel caso degli allagamenti urbani invece, bisogna fare la manutenzione dei tombini, potenziare la rete di drenaggio per lo smaltimento delle acque piovane, ridurre il consumo del suolo”.

C’è anche il tema del come usufruire turisticamente ora di quelle aree in alta quota! “Per quanto concerne quell’area della Marmolada, possiamo dire che potrebbe avere una sua evoluzione naturale. Quindi se le temperature aumenteranno, verrà giù anche l’altro pezzo di ghiaccio. Si individueranno aree più sicure per continuare a fare le escursioni. Questo implica che va rafforzato il rapporto tra enti di ricerca e istituzioni – ha dichiarato Antonello Fiore – per monitorare i dati e gestire meglio il territorio per prevenire o ridurre pericoli per gli escursionisti. Il turismo sportivo e ambientale va sostenuto in sicurezza. Su tutto l’arco alpino, sopra i 2.500 metri di quota, ci sono circa 25-30 stazioni di monitoraggio, proprio perché sono in corso cambiamenti climatici. Queste ultime vanno incrementate per avere un quadro più completo, che può cambiare anche di valle in valle”.

Dunque i cambiamenti climatici ora si vedono in modo chiaro! “Gli scenari a cui assistiamo oggi sono stati tracciati da diverso tempo dagli scienziati, che hanno sempre detto che gli effetti del cambiamento climatico difficilmente si riusciranno a fermare. Il clima del Nord Europa è condizionato dalle correnti del Golfo del Messico – ha concluso Fiore – che potrebbero essere modificate presto in seguito allo scioglimento dei ghiacciai. Se queste cambiano, il clima del Nord Europa cambierà e probabilmente sarà confrontabile con quello del Canada. Una volta che si innescano questi meccanismi, difficilmente si riescono a contenere. La preoccupazione c’è e non credo che riusciremo a mitigare gli effetti del cambiamento climatico. Desidero che si faccia sempre più trasferimento di consapevolezza per l’adattamento”.

E domani a Roma, importante conferenza sulla questione rifiuti: “Gestione del Ciclo Integrato Dei Rifiuti nell’ottica della Transizione Ecologica”, in programma, domani, Martedì 5 Luglio, alle ore 9 presso il Dipartimento di Chimica dell’Università La Sapienza di Roma, Aula La Ginestra in Piazzale Aldo Moro.

Interverranno: Antonello Fiore, Presidente Nazionale della Società Italiana Geologia Ambientale; Vito Felice Uricchio (CNR-IRSA) – Silvia Paparella (Amministratore Delegato Ferrara Fiere); Luciano Galantini (Direttore di Dipartimento); Marco Lupo (Direttore Generale ARPA Lazio); Silvia Grandi (Direttore Economia Circolare – MiTE); Giuseppe Vadalà (Commissario Unico per la Bonifica delle Discariche); Simona Rossetti (Direttore CNR – IRSA); Arcangelo Francesco Violo (Presidente Consiglio Nazionale dei Geologi; Simonetta Ceraudo (Presidente Ordine dei Geologi del Lazio); Alessandro Filippi (Responsabile Area Industriale Ingegneria e Servizi di Acea e Presidente Acea Elabori; Marco Petrangeli Papini, Università di Roma “ La Sapienza” che interverrà su Bioplastiche da rifiuti organici per applicazioni di risanamento ambientale; Camilla Braguglia, CNR-IRSA che parlerà di “Sviluppo di bioraffinerie integrate per la trasformazione sostenibile dei rifiuti urbani”; Silvia Serranti, Università di Roma “La Sapienza” su Urban Mining e valorizzazione degli scarti per l’uso sostenibile delle risorse; Marco Parma della LAV Rimini sulla “Classificazione dei rifiuti”.

Tornando alla tragedia di domenica ha parlato Walter Cainelli, presidente del Soccorso Alpino del Trentino, che pensava a una valanga come le altre quando è arrivata le telefonata. “Immaginavo a un paio di persone travolte. Quando siamo arrivati pero’ lo scenario aveva ben poco della valanga perché ci siamo trovati di fronte a un fiume di ghiaccio, sassi e rocce. Era evidente lo stacco del ghiacciaio sommitale che rendeva molto rischiose le nostre operazioni di soccorso”.

“Siamo andati dentro”, Cainelli utilizza questa espresione a indicare l’immersione dentro quello scenario cosi’ brutale, “pensando all’incolumita’ dei soccorritori e abbiamo portato via feriti e morti che erano in superficie. Le persone sembravano essere uscite da un tritacarne”.

Ben piu’ difficile trovare le persone rimaste schiacciate da quel fiume ghiacciato in profondita’. “Abbiamo usato tutti gli strumenti a disposizione, tra cui la cosiddetta ricerca vista – udito, cioe’ cercare di scorgere i corpi o sentire rumori e richieste di aiuto da potenziali superstiti, le unita’ cinofile e una specie di ‘campana’ che puo’ ricevere segnali di strumenti elettronici, come per esempio i telefonini”. Poi, e’ arrivato il momento di fermarsi. “Abbiamo messo in campo tutto quello che avevamo e valutato il rischio che c’era a restare ancora sul campo, siamo scesi. Speravamo che la conta dei morti fosse finita li’, invece abbiamo saputo che non rispondevano all’appello altre persone”. Alcuni dei corpi recuperati “erano in cordata, altri non erano collegati”.

Sullo stato dei corpi, Cainelli, che fa il punto dopo ore di grande fatica nella piazzuola da dove partono gli elicotteri davanti alla caserma dei vigili del fuoco, ha pudore nel trovare le parole. “Pensate alla pressione con cui scendono dei blocchi ghiacciati e alla loro dimensione. Gli escursionisti sono entrati in un tritacarne. Col mio cane ho trovato resti umani”. Chiede di non scrivere le parti del corpo che si e’ trovato davanti. Quanto alla prevedibilita’ di “un evento mai visto per la gravita’ sull’arco alpino”, Cainelli non mostra dubbi: “Non era prevedibile. Ora dopo tutti virologi, sono diventati tutti esperti di ghiacciai ma bisogna essere onesti. Nessuno poteva pensare che si staccasse una parte del ghiacciaio sommitale, posso capire dei serracchi che possono cadere, sono su un pendio, si muovono e poi cadono. Ma qui era inimmaginabile quello che e’ successo”.

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