In tanti l’hanno equiparato ad una tromba d’aria, per gli effetti devastanti che ha provocato e per come ha saputo irrompere dopo giorni e settimane di temperature roventi, spazzando via tutto quanto gli è capitato a tiro. Ancora una volta il suo passaggio ha lasciato il segno, e sul terreno è rimasto di tutto, a partire dagli alberi spazzati via come fossero i birilli di un bowling, appena dopo uno “strike”.
Lui (a questo punto abituiamoci al suo nome) è il “downburst”, che già nell’agosto del 2018 fece enormi danni a Velletri, abbattendo numerosi pini lungo via Appia Sud.
Poco prima delle 2 della notte un nubifragio si è abbattuto su tutta la provincia di Roma e sul litorale laziale. In alcune zone, oltre ai tantissimi fulmini, è stato ancora ancor più evidente il passaggio di piogge sferzanti, accompagnate da venti fortissimi.
Condizioni tipiche del “downburst”, che si ha allorché una colonna di aria fredda dal cumulonembo scende rapidamente verso il suolo, impattandovi perpendicolarmente. Una volta a terra crea una sorta di “scoppio” (burst), per poi espandersi, creando raffiche di vento violente e facendo volare tutto quanto trova sulla sua strada.
Il downburst, definito anche come raffica discendente, è un fenomeno meteorologico consistente in forti raffiche di vento discensionali con moto orizzontale in uscita dal fronte avanzante del temporale. Le folate possono raggiungere velocità elevate, prossime o superiori ai 100 km/h. I danni apportati riguardano una superficie ben più estesa rispetto a quella interessata da un tornado che è un fenomeno più localizzato e caratterizzato da raffiche di vento in rotazione ciclonica. Essendo associato a fenomeni temporaleschi è spesso accompagnato da forti precipitazioni e fulminazioni.
Proprio come accaduto questa notte, quando il fronte temporalesco, con fulminazione, pioggia e grandine, ha dato il “meglio” di se laddove il downburst ha potuto sprigionare tutta la sua forza.
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