L'intervista

Fratelli Bianchi, parla l’avvocato Massimo Ferrandino: “Processo esemplare e sentenza giusta, Artena vicina alla famiglia di Willy”

avvocato massimo ferrandino

“Questo processo sulla morte di Willy resterà nella storia giudiziaria del nostro Paese. Svolto in tempi rapidi, con un esito oculato e giusto…”. Da suggestivo paesino della provincia romana a epicentro della violenza più efferata; Artena fino a due anni fa era simpaticamente conosciuta in Italia per i suoi caratteristici muli che, oltre a fare i traslochi di mobili, hanno imparato a caricarsi di quintali di spazzatura per la raccolta indifferenziata. Oggi non passa giorno che la cittadina alle porte dei Castelli Romani non stia sotto i riflettori.  Il caso dell’omicidio del povero Willy Monteiro Duarte e il processo da poco concluso continuano d’altronde a tenere altissimo il livello di attenzione dei media.

Willy, lo ricordiamo, fu pestato e ucciso nella notte tra il 5 e 6 settembre 2020. Di lui, in quella tragica notte, restò “un corpo che parla”, come l’avevano definito i Pm, ormai martoriato, secondo l’accusa e la sentenza, dal branco guidato dai due fratelli originari proprio di Artena.

In paese molti conoscevano Marco e Gabriele Bianchi, tatuaggi, collane d’oro e abiti trash, che una notte d’autunno ha trasformato da bulli prepotenti in assassini. Per la Corte d’Assise i due, insieme a Francesco Belleggia, in passato testa rasata e sguardo spavaldo, ma in aula presentatosi con look da dandy, sempre in giacca e camicia, e talvolta con la cravatta, assieme a Mario Pinciarelli, hanno ucciso senza pietà lo sventurato ragazzo di Paliano.

Il sorriso smagliante di Willy, ritratto in una foto sui banchi di scuola, ora è immortalato in decine di murales realizzati un po’ ovunque per ricordare la parte buona della società. L’omicidio e il processo hanno infervorato l’opinione pubblica, i giornali, gli ambienti giudiziari e i social, soprattutto dopo il tweet di Piero Sansonetti, direttore del Riformista, che ha giudicato “feroce” la decisione del Tribunale di Frosinone di dividere i fratelli Bianchi, oggi ergastolani, trasferendo uno dei due in un carcere diverso.

Un provvedimento visto da più parti in contrasto con la finalità riabilitativa della pena e il recupero del soggetto come unico scopo della detenzione. Del processo e dei prossimi risvolti in campo giudiziario abbiamo parlato con il legale che nel processo sulla fine di Willy ha rappresentato il Comune di Artena, il noto avvocato ischitano, Massimo Ferrandino.

Quale è il bilancio sull’esito del processo?

“E’ stato molto veloce. Tranne qualche udienza saltata causa Covid in 9 mesi si è celebrata tutta l’istruttoria dibattimentale. Un vero record per gli standard italiani. Sono sfilati testi molto attendibili e precisi, altri un po’ meno, tant’è che per alcuni di loro, sono stati inviati gli atti alla Procura della Repubblica, per falsa testimonianza. L’esito ha visto comminare pene molto severe ma direi precise ed oculate, anche in virtù della diversa gradualità. Leggerò con interesse le motivazioni anche in quest’ottica”.

Artena non accetta di passare come la città degli aguzzini e non vuole essere più etichettata come una città pericolosa, però indubbiamente il tasso di violenza tra i giovani è alto. Cosa ne pensa?

“Ahimè, le cronache nazionali ne sono piene, vi è un pericoloso aumento dei casi di questa tipologia in Italia. Artena non fa eccezione e non si discosta molto ad esempio dagli ultimi episodi di violenza accaduti a Milano o Torino dove a volte anche minorenni si sono resi protagonisti di atti scellerati. Non è certamente una giustificazione, ma i vari lockdown, penso, abbiano accelerato questo fenomeno”.

Come sarà affrontato il problema del risarcimento alla famiglia di Willy? Il Comune si farà vivo con loro con qualche iniziativa di solidarietà?

“Del risarcimento dovremo parlarne a sentenza passata in giudicato. Quindi, dopo la pronuncia della Cassazione metteremo in essere tutti gli strumenti necessari al recupero di quanto verrà liquidato. Il Comune di Artena, da subito è stato vicino alla famiglia Monteiro, sia organizzando manifestazioni di solidarietà ma soprattutto costituendosi parte civile nel processo appena concluso”.

 

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