E’ passato un anno. Un anno esatto, da quel 24 luglio del 2021. Il giorno che ha cambiato per sempre la sua vita. Una vita a cui si è attaccata ancora più forte, lei che prima dell’odissea iniziata proprio quel giorno sprizzava vitalità ed energia da tutti i pori. Un’espressione dell’animo, supportata da un fisico che, da allora, ha avuto più di qualche corto circuito, costringendola ad una serie di traversie, da cui ogni volta ha provato a tirarsi fuori proprio con quella forza d’animo che non è mai venuta meno. Neppure quando il fisico non reagiva come la mente e il cuore avrebbero voluto…
Lei è Ivana Mazzarella, di Albano Laziale, e i nostri lettori la ricorderanno per il coraggio che ha avuto nel raccontare la sua storia, nella video intervista di Doriana Beranzoli, pubblicata lo scorso autunno dalla nostra testata.
In quell’intervista Ivana, Operatrice di tecniche posturali e riabilitazione del pavimento pelvico e della diastasi, ci raccontò – all’interno del suo studio di Albano – della sua travagliata esperienza a seguito della vaccinazione contro il Covid-19, avvenuta presso l’Ospedale dei Castelli di Ariccia il 19 giugno (prima dose) e 24 luglio 2021 (seconda dose). Proprio in coincidenza con la seconda inizio il suo calvario, che coincide oggi con un avversario di cui avrebbe fatto obiettivamente a meno, lei che si presentò al centro vaccinale, la prima volta, con la forte convinzione che il vaccino fosse la giusta soluzione contro il dilagare del Coronavirus.
“Ho provato inizialmente un grande scoramento perché non venivo creduta e i sintomi che riportavo venivano scambiati per attacchi di panico. In questo percorso di sofferenza la rabbia piano piano l’ho messa da parte perché non potevo permettermi di disperdere le mie flebili energie e mi sono concentrata su me stessa, per cercare di guarire”, ha raccontato di quel giorno Ivana, che oggi convive con una diagnosi accertata di pericardite, sopravvenuta proprio a seguito della seconda dose di vaccino, come certificato dalla documentazione sanitaria di cui la redazione di “Castelli Notizie” è venuta in possesso.
Più volte, in questi mesi, da Ivana è partito l’accorato e coraggioso appello alle istituzioni, al grido “NON LASCIATECI SOLI”; lei che ha messo in questa lotta tutta la propria energia, anche e soprattutto in favore di chi è stato lasciato solo, a combattere una battaglia impari.
La sua odissea, coincisa in una lunga serie di esami e ricerche, sostenute con un esoso esborso economico, ha oggi un nome e cognome, quello di una diagnosi ormai certa: pericardite da vaccino.
“Solitamente – ci racconta Ivana Mazzarella in questo 24 luglio del 2022 – il tempo della mia vita è sempre trascorso velocemente, al contrario di questo anno che è stato quello più lungo in assoluto della mia esistenza. Esattamente un anno fa con serenità, quella serenità che avevo senza preoccuparmi per la mia salute proprio perché ero sanissima, cominciava un incubo mezz’ora dopo la seconda inoculazione del vaccino Pfizer. Un anno di sofferenza fisica, mentale e morale. Sì, morale, visto che veniva messa in dubbio la mia sofferenza anche dagli stessi medici. D’altronde, solo dopo ho capito che ci sono medici e medici…quelli che non sanno dare risposte si nascondono dietro l’ansia o il panico. E intanto è passato un anno della mia vita, che non è più vita, ormai”, o almeno non è più la vita di allora.
E intanto combatte, Ivana, affinché nessuno sia lasciato solo. E lei, nel suo piccolo, fa la sua parte, combattendo una battaglia di sensibilizzazione, contro ogni tipo di oscurantismo, mediatico e delle coscienze: “Faccio parte di tanti gruppi WhatsApp, in cui si trovano tutti gli sfortunati come me ed ho creato un gruppo sulle pericarditi in Italia. Troppi giovani e sportivi che stanno sottraendo tempo alla loro giovinezza e spensieratezza perché colpiti al cuore, organo vitale per ogni essere umano. Siamo vaccinati, danneggiati e abbandonati”, conclude Ivana Mazzarella, che non ha però intenzione di arrendersi, ne di cedere il passo alla patologia che da allora l’accompagna, come neppure all’insolenza di chi superficialmente la nega.
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