Lettera al direttore

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L’OPINIONE – Lettera aperta agli uomini “perbene” dopo la gara delle “mangiatrici di banane” al Festival degli Uomini

mangiatrici di banane

Cari uomini per bene, cosa ne pensate della “Festa degli Uomini” friulana dove le donne vengono umiliate e degradate per il sollazzo maschile di vederle inginocchiate nell’atto di mimare una fellatio? Vi sentite rappresentati da questa celebrazione della virilità a scapito della dignità dell’altro sesso? Avete intenzione di dire qualcosa? Perché se, come affermate spesso, voi uomini per bene siete una maggioranza silenziosa la cui esistenza viene oscurata da pochi ma rumorosi buzzurri misogini forse è arrivato il momento di farvi sentire.

Quando viene commesso un atto razzista, giustamente tante persone caucasiche si fanno avanti per condannarlo. Il sessismo, invece, non è percepito come una grave piaga della nostra società, nonostante sia l’origine di ogni tipo di violenza nei confronti delle donne, sia essa fisica, sessuale o simbolica.

I femminicidi, le botte “correttive”, gli stupri e tutte le altre violazioni dei diritti umani delle donne hanno come origine una mentalità che vede la femmina inferiore e sottomessa al maschio, condannata a servirlo e compiacerlo, a ignorare i propri desideri e le proprie aspirazioni per dedicare a lui tutte le sue energie. Se la donna osa ribellarsi a questo paradigma, viene punita dall’uomo, e il castigo per le donne che aspirano ad essere libere può essere perfino la morte.

mangiatrici di banane

Bruciate vive, accoltellate, fatte a pezzi, uccise con un’arma da fuoco… in media, una donna viene ammazzata da un uomo ogni tre giorni. Per non parlare dei casi di stupro, stalking, diffusione non consensuale di immagini intime e molestie.

Aggiungiamoci pure i numeri sulla prostituzione, un’industria a uso e consumo dei maschi alimentata principalmente dalla tratta, cioè dalla schiavitù sessuale di donne straniere costrette a vendersi nel nostro Paese.

Tutto nasce dall’idea che le donne siano naturalmente inferiori agli uomini, che non abbiano diritto a un’identità separata e che il loro ruolo sociale sia, appunto, la sottomissione. Basta farsi un giro negli spazi virtuali dove i misogini del nuovo millennio, gli incel (celibi involontari), sfogano tutto il proprio odio represso nei confronti delle donne, per rendersi conto di quanto sia diffusa e pericolosa questa mentalità.

Il sessismo dovrebbe essere considerato un’emergenza nazionale, dovremmo bandire ogni pubblicità, prodotto audiovisivo, contenuto o evento finalizzato alla promozione e diffusione di un’immagine degradante della donna. Ridotta a pezzi di corpo, disumanizzata, oggettificata, spogliata della sua umanità.

Perché non lo facciamo? Perché voi uomini non vi schierate dalla nostra parte in questa battaglia per essere considerate semplicemente persone? Perché non sentite dentro di voi la responsabilità di protestare contro l’ingiustizia sociale che subiamo trovandovi in una condizione di privilegio sociale, politico ed economico?

Non lasciateci sole, non ignorate le nostre voci, lottate insieme a noi per costruire una società migliore. Basta poco per fare la differenza. Sto parlando con te che mi stai leggendo, non usare i termini “cagna”, “puttana”, “troia”, non insultare le madri degli amici per gioco, non scambiare le immagini intime di ragazze ignare con i tuoi “bro”, non partecipare agli stupri virtuali.

Cari uomini per bene, non umiliateci, non giudicateci per la nostra vita sessuale, non voltatevi dall’altra parte di fronte a una violenza, non chiamateci nazifemministe, non burlatevi delle nostre istanze e del nostro filone di pensiero e non permettete che altri maschi perpetrino comportamenti maschilisti senza intervenire.

Per citare un grande cantautore nostrano,”anche se voi vi credete assolti siete per sempre coinvolti”.

Voglio avere fiducia in voi, voglio credere che siate dalla nostra parte. Potete anche firmare la petizione per chiedere l’annullamento della “gara di mangiatrici di banane”. È importante che siano tanti gli uomini a firmarla, è importante far capire agli organizzatori che questa “festa degli uomini” così umiliante e offensiva per noi donne ma anche per voi stessi non vi rappresenta. È ora di costruire un nuovo modello di mascolinità, non tossico e non dannoso per la società tutta come il precedente.

Arrivati a questo punto, so che vi starete chiedendo: sì, ma cosa ne pensi tu delle donne che partecipano con entusiasmo al festival? Me lo hanno chiesto in tanti, perché sembra che questa sia l’argomentazione principale di chi guarda il dito e non la luna, evitando di prendersi le proprie responsabilità. Tutte le donne sono cresciute in una società patriarcale dove il maschilismo regna sovrano. Abbiamo imparato fin da bambine che il nostro valore dipende dal nostro corpo e che possiamo usarlo come merce di scambio. Siamo state socializzate a bramare e ricercare l’approvazione maschile come l’acqua nel deserto, abbiamo normalizzato le immagini di donne seminude, provocanti, ipersessualizzate, pornificate. Alcune di noi poi si sono emancipate da questo pensiero, sfuggendo al ruolo di sottomissione che la società ha confezionato per noi. Altre non l’hanno fatto, ma non si possono incolpare le vittime inconsapevoli dell’ambiente e del contesto in cui sono cresciute.

Le donne che partecipano al festival, quindi, non sono colpevoli ma vittime del sistema, dal quale non traggono alcun beneficio. Se non il piacere, effimero e deleterio, di trovarsi al centro dell’attenzione.

BETTY MAMMUCARI

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