Attualità

4 anni fa la tragedia del Raganello (morirono 10 persone). Il ricordo del geologo Antonello Fiore

Generico agosto 2022

Sono trascorsi ormai 4 anni dalla tragedia del Raganello (20 agosto 2018), quando travolti dalle onde morirono dieci escursionisiti. In una nota stampa di Antonello Fiore (Presidente Nazionale della Società Italiana Geologia Ambientale) a “Castelli Notizie”, lo stesso ricorda che “era il 20 agosto del 2018, quando una ondata di piena sorprese 44 escursionisti (adulti e bambini) che stavano svolgendo attività escursionistiche nelle sue gole. Alcuni di loro riuscirono a mettersi in salvo, ma per altri non ci fu scampo”.

In questa estate 2022, iniziata con il tragico crollo che ha interessato il ghiacciaio della Marmolada, meta del turismo alpino e che ha causato la morte di 11 escursionisti, non possiamo non ricordare il tragico evento che si verificò nel torrente Raganello, corso d’acqua del versante calabrese del massiccio del Pollino. Era il 20 agosto del 2018, quando una ondata di piena sorprese 44 escursionisti (adulti e bambini) che stavano svolgendo attività escursionistiche nelle sue gole. Alcuni di loro riuscirono a mettersi in salvo, ma per altri non ci fu scampo. L’onda di piena di acque e fango, alta 2.5 metri, li travolse rovinosamente: i morti accertati furono 10, altre 11 persone furono ricoverate in ospedale, mentre altri 23 escursionisti furono tratti in salvo dalle squadre di soccorso accorse sui luoghi.

“Le dimensioni delle tragedie come quella del Torrente Raganello e del ghiacciaio della Marmolada, sono spesso seguite da polemiche sul disastro, polemiche finalizzate a trovare a tutti i costi e nei tempi brevi delle cronache i soggetti a cui attribuire le colpe. Minore attenzione viene invece riservata alla conoscenza delle cause di questi disastri che spazzano via improvvisamente delle vite di persone che avevano solo voglia ed entusiasmo di passare una giornata diversa, una giornata immersa nella natura”; lo ha ricordato il geologo Antonello Fiore, Presidente Nazionale della Società Italiana di Geologia Ambientale (SIGEA).

“Non saranno certamente solo i divieti, i cartelli o i potenti e sofisticati sistemi di monitoraggio a dare la garanzia di sicurezza di queste attività ed evitare nuovi eventi drammatici. Noi riteniamo che sia necessario che tutti acquisiscano maggiore consapevolezza degli effetti che l’attuale fase climatica calda ha e avrà sull’ambiente e sull’uomo. Si sta determinato un cambio nella tipologia dei dissesti – ha continuato Fiore – che possono coinvolgere chi vuole vivere la natura in contesti geologici unici. Oggi più di ieri, sono i crolli in montagna a seguito della fusione dei ghiacciai non più perenni e gli eventi rapidi nei piccoli bacini montani, che seguono immediatamente le piogge intense e concentrate nello spazio, che creeranno sempre più situazioni di pericolo per le nostre vite e le nostre attività. Questi eventi, essendo rapidi e improvvisi, sono difficilmente annunciabili e purtroppo si dimostrano sempre più pericolosi per la vita umana, essendo caratterizzati da velocità elevata e forte energia cinetica.

In questa estate 2022 caratterizzata dal perdurare della crisi idrica, molto severa per le regioni dell’Italia centrale e settentrionale, costellata da incendi della vegetazione, da trombe d’aria che abbattono alberi e scoperchiano tetti e da nubifragi circoscritti a singoli bacini idrografici, fenomeni questi che trovano nel consumo di suolo e nelle aree percorse dal fuoco facili complici per creare dissensi geo-idrologici e allagamenti urbani, non dobbiamo dimenticare le tragedie che ci hanno colpito di recente e lavorare tutti insieme alla promozione della cultura della consapevolezza e al rispetto delle regole del buon senso, al fine di ridare fiducia e sicurezza a chi vuole vivere la natura”.

commenta