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Genzano, intervista a Vittoria Mosconi: giovane regista vincitrice del SamPietrino d’oro Marguttiano 2023

vittoria mosconi

Vittoria Mosconi, classe ‘98, è una giovane di Genzano amante del cinema. La sua passione e il suo talento come regista l’hanno portata a vincere il SamPietrino d’Oro Marguttiano 2023 nella categoria Giovani, le cui nomine sono state svelate martedì 21 marzo presso il Palazzo Comunale di Velletri.

In occasione di questo traguardo, abbiamo voluto conoscere meglio Vittoria e il suo amore per la settima arte.

– Come nasce il rapporto tra te e il cinema?

Da piccola guardavo molti cartoni animati e mi divertivo nel riscriverne il finale fino ad immaginare storie completamente diverse, il mio sogno era diventare una scrittrice.

All’età di 14 anni ho conosciuto il regista Diego Febbraro, per il quale i miei nonni hanno lavorato come comparse in alcuni suoi film (“Per giusto omicidio” e “L’anno mille”), mi disse che se avessi voluto dare vita alle storie che scrivevo avrei potuto prendere in considerazione l’idea di diventare regista. Non conoscevo bene questo mestiere, così mi sono informata su tutto ciò che riguarda la regia cinematografica e me ne innamorai.

Un’altra persona molto importante per me è stato Fabrizio Natalini, il mio insegnante di “Cinema e turismo” alla Facoltà di Beni Culturali dell’Università di Roma Tor Vergata, dove mi sono laureata nel 2021. Mi spronava a partecipare a diversi concorsi cinematografici ed ogni volta che avevo bisogno di girare delle scene in un’aula universitaria lui era pronto ad autorizzarmi, è stato il mio mentore.

– Quale è stato il tuo primo cortometraggio?

Tralasciando piccoli progetti audiovisivi scolastici, il mio primo vero cortometraggio si chiama “Legalitè” e l’ho realizzato nel 2018.

Ero al quarto anno di liceo quando mio cugino mi chiese di aiutarlo a realizzare un cortometraggio per partecipare ad un concorso, rivolto alle scuole di Genzano, indetto dalla Guardia di Finanza.

Vincemmo il premio principale e ne parlarono diversi giornali, fu così che mi feci conoscere come regista nei Castelli Romani.

– È chiaro che tu sia cresciuta guardando diversi film, sia nella sfera privata che in quella universitaria. C’è un genere ed un autore per il quale nutri una particolare preferenza?

Non mi considero una persona con gusti cinematografici radicali, diversamente da altri registi che ho conosciuto.

Prima ancora dell’università ho visto tanti film, di vari generi e vari autori, ho sviluppato un forte fascino per il genere fantasy e per la distopia, l’argomento centrale della mia tesi di laurea.

Considero Steven Spielberg il mio maestro spirituale essendo tra i massimi esponenti della Nuova Hollywood, corrente cinematografica che ha rotto la barriera tra cinema d’autore e cinema

popolare, ha dimostrato che si possono realizzare film con grande valore artistico senza rinunciare ad un linguaggio aperto ad un vasto pubblico.

Sono molto legata anche al cinema popolare italiano, opere come “Il marchese del Grillo”, che mettono in scena un determinato periodo storico dell’Italia presentando come protagonista un semplice uomo del popolo, diversamente dalla figura dell’eroe a cui ci ha abituati la narrativa classica. Non ti nascondo che mi piacerebbe realizzare un film di questo tipo, ma ci vorrà ancora del tempo.

– Quali sono i tuoi progetti futuri?

Ho recentemente finito di lavorare ad un cortometraggio intitolato “In attesa”, l’ho iscritto a diversi concorsi tra cui la Biennale di Venezia, attualmente è solo candidato ma spero venga accettato come concorrente.

Per il futuro ho in mente diverse idee per realizzare progetti cinematografici ambientati nei Castelli Romani. Sappiamo tutti che Roma è una città cinematografica ma quasi nessuno pensa lo stesso dei Castelli, eppure molte scene di film sono state girate nel nostro territorio. Intendo valorizzare i Castelli Romani, mostrarne la bellezza estetica, raccontarne le storie che nessuno conosce e il cinema è il mezzo migliore per farlo.

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