Lettera al direttore

Attualità

Velletri, Aldo Taddei sulle sorti del Giardino d’Inverno alla Casa delle Culture

giardino d'inverno Velletri

“Scrivere sull’ex Convento del Carmine, oggi Casa delle Culture e della Musica, non è impresa facile, almeno non lo è per me. Perché ne conosco e ho sempre respirato il profumo del vento della sua travagliata storia, potrei dire che da sempre i miei antenati e la mia famiglia hanno abitato e confinato, come custodi senza tempo, con tale struttura seicentesca.

Dopo un lungo forzato letargo durato più di cinquant’anni, circa dieci anni or sono l’Amministrazione con il sindaco Fausto Servadio riuscì con il famoso progetto regionale Plus a presentare e a fare approvare il finanziamento europeo per la “storica” ristrutturazione dell’ex Convento, scrollandolo dalla polvere del tempo che lo avrebbe destinato all’oblio.

Un progetto questo che sembrava quasi “folle” che tutte le passate Amministrazioni non erano mai riuscite… ma invece si riuscì anche grazie  all’Arch. Maurizio Sollami (che ritengo, a mio parere, uno dei migliori dirigenti di settore di Velletri).

Terminata con ottimi risultati tale impresa, sorse il problema di come gestire il giardino interno, e a me venne l’idea di mettere insieme alcuni sponsor e prendere la gestione per la manutenzione e l’abbellimento dello stesso.

Andò tutto alla perfezione, finché qualcuno dell’Amministrazione non pensò di realizzare una struttura denominata “giardino d’inverno” che doveva sorgere all’interno del colonnato con delle vetrate mobili…

Dopo il diniego delle Belle Arti di Roma, qualcuno pensò in alternativa di costruirlo in un angolo del giardino. Purtroppo, ahimè! stavolta inspiegabilmente le Belle Arti approvano tale progetto, forse voglio pensare che chi doveva decidere quel giorno fosse “distratto” o forse non aveva capito quale ferita veniva inferta al verde e alla storia del luogo. E quello che ancora oggi mi meraviglia è come l’Arch. Sollami sia potuto cadere in tale trappola. Ma anche dal disegno presentato la struttura non sembrava cosi imponente, o forse più di qualcuno pensava che fosse realizzata in materiale particolare, per essere inserita in tale contesto ameno e storico (almeno in legno!). Ma non fu così… si iniziò a colare quantità di cemento impressionanti, veniva così distrutto tutto quello che era stato realizzato con tanta pazienza da noi, nella cura e nella ricerca delle piante uniche e particolari della storia del nostro territorio, che con il tempo avevamo messo a dimora.

Poi dopo qualche mese di lavori, tutto si blocca, perché la ditta appaltatrice, che aveva vinto la gara a ribasso, si ritira dopo aver fatto i suoi conti, lasciando a noi uno scheletro di cemento senza nessuna anima.

Le due correnti di pensiero in città sono: o terminarla o demolirla tale opera? Anche perché nel frattempo l’Accademia delle Belle Arti, che occupava un’ala dell’ex Convento, si è trasferita liberando diversi ambienti, e quindi chi frequenta la Biblioteca oggi avrebbe ulteriore spazio per la lettura, uno dei motivi perché si volle realizzare il giardino d ‘inverno.

E poi mi domando chi gestirà tale struttura, con il personale già così scarso, già adesso non viene aperto il giardino per tale motivo. E i costi di gestione? mi piacerebbe sapere il conto dei costi e benefici. A mio parere non li vedo in pareggio!

Non vorrei essere “fatalista” ma purtroppo penso che ormai sia abbastanza complicato mandare indietro il tempo, spero soltanto che almeno si finisca l’opera il prima possibile, sperando di salvare e abbellire quel pezzo di giardino per farlo entrare in simbiosi con questa nuova opera architettonica, un matrimonio “difficile” ma lo studio tecnico incaricato è all’altezza di tale compito.

E soprattutto spero che il tempo e la storia ci perdonino”.

Aldo Taddei

Velletri – Il “mistero” del Giardino d’Inverno: come rimediare? Abbattere o completare il lavoro?

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