Cultura

Ciampino, Rita Gatta racconta Rocca di Papa e Leonida Montanari alla sala Nenni

Rita Gatta

Con i saluti e l’attenta premessa di Eleonora Persico, Presidente della Pro Loco di Ciampino, e una introduzione poetica dello scrittore Natale Sciara – «Rocca di Papa, il fumo dei camini manda il suo profumo antico» – si è aperto ieri pomeriggio il ventesimo appuntamento de “I Martedì Letterari” alla sala consiliare ‘Pietro Nenni’.

Ospite dell’incontro la scrittrice e poetessa Rita Gatta, collaboratrice di Castelli Notizie, con “Rocca di Papa ai tempi di Leonida Montanari, «un minuzioso lavoro di ricerca d’archivio sulla figura del giovane medico-chirurgo cesenate vissuto nella cittadina dal 1823 al 1825 – come evidenziato da Persico in apertura – ed uno sguardo preciso sulla vita quotidiana, sociale ed economica dell’epoca».

Tra una riuscita finzione letteraria – stralci di dialoghi ricostruiti e resi in maniera brillante dall’attrice Lorena Gatta e dall’autore Mario Giovanetti, componenti del gruppo teatrale ‘La Strana Compagnia’ – e gli stornelli di Paolo Valbonesi il racconto di una Rocca di Papa «scomoda non solo perché in salita – dice Rita Gatta – ma perché le sue strade sono tutte ‘guaste’, disastrate» rende alla perfezione il senso di povertà e di smarrimento che la popolazione affronta tutti i giorni.

Tartassati e impoveriti due volte i rocchigiani: per i dazi e le gabelle per la ricostruzione della chiesa – costruita nel 1664 e lesionata dal terremoto del 1806 – e per continuare le battaglie legali contro i principi Colonna che impedivano di andare a far legna alla Selva Grande. Un viaggio duro quello raccontato da Gatta – partendo dalla tesi di laurea di Annalisa Gentilini su Leonida Montanari – nelle viuzze e nelle stradine del suo paese, ricco di boschi e di verde, come le tasche di molti suoi abitanti.

Rita Gatta

«Perfino il curato si lamenta perché è difficile pure portare il ‘viatico’ ai moribondi», ricorda la scrittrice. E’ in questo contesto che Leonida Montanari, cacciato «per un incidente diplomatico» dall’Università di Bologna, termina gli studi a Roma giungendo verso la fine del 1823 nel borgo alle pendici di Monte Cavo dove inizia a curare – molto spesso gratuitamente – i suoi compaesani. Tra fornai che fanno la cresta sul pane, contadini analfabeti che firmano con una croce e taglialegna con le ossa spezzate dalla fatica Montanari prende coscienza e si affilia alla Carboneria: «Per combattere i soprusi – prosegue Gatta – per aiutare la povera gente. Lui la vedeva la povera gente di Rocca di Papa; spesso curava gli ammalati mettendosi le mani in tasca, fornendo le medicine ai suoi pazienti. Era molto generoso, un giovane con tanta voglia di vivere, credeva quindi che in futuro, un futuro prossimo, i poveri riuscissero a prendere parola e a ribellarsi ai soprusi».

Generoso, bello e guascone – osserva Gatta – che si presume abbia avuto buon gioco «con le belle e graziose rocchigiane dal bell’incarnato, come le descrive Massimo D’Azeglio, alle prese, poverine, con mariti rozzi, provati dal duro lavoro e dalle continue bevute nelle bettole».

Un bel tenebroso se vogliamo credere all’interpretazione che ne dà Robert Hossein nel film di Luigi Magni ‘Nell’Anno del Signore’, che a Bologna va con la moglie del Questore e nella cittadina castellana viene riconfermato nella sua attività dai membri – tutti maschili – del Consiglio cittadino in seguito alle sue ventilate dimissioni per un aumento di stipendio. Meglio ‘becchi’ che privi di cure, avranno pensato gli indefessi boscaioli rocchigiani.

Rita Gatta

Nell’estate del 1825 Leonida Montanari e Angiolo Targhini vengono arrestati in seguito ad una soffiata per un regolamento di conti interno alla Carboneria – l’accoltellamento di un infiltrato, tale Giuseppe Pontini – e condannati a morte dal tribunale dello Stato pontificio. La sera del 23 novembre a Roma, in una Piazza del Popolo gremita da circa trentamila persone, Montanari e Targhini vengono ghigliottinati.

A Rocca di Papa una via, una scuola e una grande lapide di marmo con incisa un’ode di Giovanni Pascoli ricordano il giovane e generoso medico carbonaro. Una ricerca storica approfondita e puntuale quella di Rita Gatta, effettuata con scrupolo negli archivi comunali e parrocchiali dei Castelli Romani, un lavoro rigoroso e appassionato che restituisce appieno il clima tossico e provinciale, di omertà e di sospetto in cui versavano i vasti territori amministrati dallo Stato papalino.

Rita Gatta
Rita Gatta
Generico febbraio 2024
commenta