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Ariccia – A Palazzo Chigi in mostra i reperti della Seconda Guerra Mondiale. Petrucci svela chi fece saltare il Ponte

reperti seconda guerra mondiale arriccia

Il gruppo culturale A.la.ri.s., Associazione laziale ricercatori storici, ieri pomeriggio a convegno a Palazzo Chigi di Ariccia, ha presentato una piccola esposizione di reperti della Seconda Guerra Mondiale ritrovati all’interno del Parco durante una serie di scavi effettuati tra l’autunno del 2023 e l’inverno del 2024.

In due capienti teche, posizionate davanti alla Sala maestra, hanno trovato posto autentici cimeli appartenuti ai soldati americani, italiani e tedeschi di stanza ai Castelli Romani e nell’immediato circondario. Mostrine, fibbie, bottoni con la scritta U.S. per camicie, occhiali da carrista, una scatoletta di cioccolato tedesca, tubetti di schiuma da barba, una bottiglia di Coca Cola e altri oggetti tra cui quattro cucchiai, uno spazzolino da denti e un tubetto di formaggio.

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Pezzi forti della piccola mostra, un elmetto di fabbricazione italiana e due caricatori per mitragliatrice sovietica. L’architetto Francesco Petrucci, in apertura dell’incontro si è detto «gratificato, come storico, di aver potuto accogliere delle testimonianze sul conflitto, in particolare qui ad Ariccia, poiché mi rendevo conto che era necessario fare questo tipo di ricerca con le persone anziane che avevano dei ricordi molto vivi di quegli eventi: fortunatamente l’ho fatto, perché queste persone ora non ci sono più e sono dei ricordi fondamentali che ho poi pubblicato su Lazio Ieri e Oggi, su Annuario Romano, sulla rivista Castelli Romani che ora si possono leggere anche su internet divenendo quindi un patrimonio comune».

Petrucci si è poi soffermato sugli eventi dell’8 settembre ’43, «una data fatidica, con l’armistizio firmato dal generale Badoglio, sotto certi aspetti un evento salvifico per l’Italia poiché «ha evitato quelle distruzioni che sono avvenute invece in Germania: città interamente rase al suolo, sarebbe potuto accadere la stessa cosa in Italia. Forse non avremmo più avuto città come Firenze, Roma, Napoli, potevano succedere cose tremende». La condotta “oscillante” del re e di Badoglio «disorientarono i soldati – ha proseguito Petrucci – perché quelli che il giorno prima erano loro alleati diventarono nemici, questi poveri soldati italiani si trovarono da un giorno all’altro completamente allo sbando».

Momenti drammatici e un’ambiguità di fondo dei reali e del maresciallo Badoglio, fanno sì che lo stesso giorno della firma dell’armistizio gli alleati decidono di bombardare Frascati: «Morirono circa 1200 persone tra soldati tedeschi e civili: evidentemente non c’era molta chiarezza tra il comando italiano e le forze statunitensi». Un’altra data importante, il 22 gennaio 1944 con lo sbarco di Anzio: «Mio padre mi raccontava – ha proseguito Petrucci – che quel giorno guardò dal ponte di Ariccia verso il mare e il mare era nero: le migliaia di navi americane a ridosso della costa creavano questo effetto, un qualcosa di veramente impressionante e poi l’avanzata degli alleati per arrivare qui ai Castelli è stata abbastanza lunga, ma dal 1 febbraio cominciarono i primi bombardamenti alleati».

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Chi ha fatto saltare il Ponte?

C’è una foto, racconta ancora Petrucci, recuperata dal fotografo dell’associazione che mostra «il passaggio di un aereo sul ponte di Ariccia con il conseguente bombardamento del Parco Chigi, una immagine impressionante». Su quell’episodio Petrucci afferma, concludendo, che «alle 6 di mattina del 2 giugno del ’44 viene minato il ponte: molti anni fa fui chiamato, durante le celebrazioni dello sbarco di Anzio, da alcuni giornalisti di una televisione locale e mi dissero che c’era un soldato americano che afferma che in quel giorno, insieme ad altri suoi commilitoni travestiti da soldati tedeschi, fecero saltare il ponte: una notizia per me incredibile perché, fino ad allora, pensavo e pensavamo che fossero stati i tedeschi a farlo brillare. In effetti se i tedeschi la sera prima stavano combattendo a Lanuvio, per quale motivo, essendo loro impegnati nella ritirata, far saltare il ponte che gli avrebbe consentito di arrivare a Roma? Quindi, ritengo di poter affermare che siano stati proprio i soldati americani a minare il ponte, distruggendolo. Del resto, lo sappiamo, questi soldati americani molto spesso giovanissimi: non avevano una cultura e nemmeno una minima conoscenza del patrimonio artistico italiano: distrussero Montecassino, hanno fatto dei disastri spaventosi. Mentre i soldati tedeschi, il popolo tedesco è, ancora oggi, quello che ama di più l’Italia: hanno salvato ad esempio l’Abbazia di San Nilo, sminandola totalmente. Personalmente non mi ha mai convinto l’idea che fossero stati i soldati tedeschi a far saltare il ponte».

Le zone di guerra ai Castelli Romani

Il segretario ed ex presidente di A.la.ri.s. Stefano Romanini prendendo la parola ha esordito affermando che «l’Associazione, costituita il 2 ottobre 2009, opera al fine di ricercare, studiare, valorizzare e divulgare il patrimonio storico della Regione Lazio, promuovendo ogni attività di ricerca e analisi inerente alla cultura del territorio anche coadiuvata da apparecchiature elettroniche come i metal detector. Il termine ‘laziale’ è, in effetti, limitativo in quanto da svariati anni abbiamo passato i confini della nostra regione recandoci per sei anni consecutivi sul Monte Grappa con le dovute autorizzazioni tramite i tesserini della regione Veneto e dallo scorso anno sull’Altopiano di Asiago dove abbiamo costituito un gemellaggio con l’Associazione ‘4 Novembre’ di Schio che conta circa 800 iscritti. Chiaramente in queste zone ci siamo interessati della Prima Guerra Mondiale. Il territorio che comunque continuiamo a studiare rimane il Lazio, compresa la zona di Cassino, i litorali di Anzio e Nettuno dove collaboriamo con il Museo di Anzio, ma in particolare le zone dei Castelli Romani tra Velletri e Monte Cavo. Ci siamo interessati ad oggetti riguardo alla battaglia di Velletri appartenenti alla battaglia del 1744».

Romanini ha poi proseguito ricordando che «nella zona Castelli Romani ci siamo imbattuti in vicende che riguardano Ariccia e il Parco di Villa Chigi, tramite svariati racconti di anziani locali e pubblicazioni storiche. Siamo venuti a conoscenza che, dopo lo sfondamento dell’Artemisio da parte degli Americani avvenuto ai primi di giugno 1944, molte truppe di ambo le parti si erano accampate nel Parco. In quella zona sono infatti transitate due divisioni americane in particolare, la 45° e la 36° sempre della V Armata, ma non abbiamo trovato nulla per poterle identificare con precisione. Da parte tedesca la 362° divisione di fanteria, identificata dalle piastrine di riconoscimento dei soldati. Le nostre ricerche, dopo le autorizzazioni da parte del Comune di Ariccia nella persona del sindaco dott. Gianluca Staccoli e coadiuvati dall’architetto Francesco Petrucci, si sono concentrate su distinte zone che abbiamo identificato in base ai ritrovamenti: zona tedesca, zona italo-tedesca, zona americana e zona romana. Nella zona tedesca oltre al solito munizionamento 8 x 57 Mauser, una maschera antigas, un picchetto da tenda e interessante abbiamo rinvenuto parti di una mitragliatrice russa, sicuramente preda bellica, costituiti da svariati caricatori, il cavalletto e molti proiettili russi 7,62 x 54. Nella zona italo tedesca un cospicuo numero di munizionamento italiano 6,50 x 52, un elmetto italiano, un piatto e in una buca di rifiuti un notevole numero di scatolette di cibo con evidenza di prodotti tedeschi come le scatole di sardine, tubi di formaggio, posateria varie, parti di gavette, un fornelletto a metà da campo “Esbit”».

Il convegno si è poi concluso con le parole del sindaco di Ariccia Staccoli che ha esortato i giovani ad «avvicinarsi alla storia, allo studio della storia tramite questi interessanti incontri che noi, come amministrazione, molto spesso proponiamo in questo meraviglioso palazzo del Bernini di cui siamo particolarmente fieri: conoscere la storia, la nostra storia e quella dei nostri territori per guardare con più fiducia verso il futuro». 

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