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Giovanni Paolo 3°, Giovanni 24°, Benedetto 17° o un ritorno al passato per il nome del nuovo Papa?

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IL PRECEDENTE CONCLAVE

 

di Daniel Lestini

Il nuovo Papa è già li, nelle lunghe ombre di questa notte che precede il grande risveglio del Conclave. Il vecchio Papa saprà di lui come tutti noi, da uno schermo piatto, scorgendo la cromatura di quel fumo che si alzerà dal comignolo di San Pietro. Se nero ancora un nulla di fatto, se bianco, invece, sarà il momento del nuovo Pontefice, che affiancherà proprio lui, il Papa Emerito Benedetto XVI, che stanco e provato si è fatto da parte, confidando nell’intercessione dello Spirito Santo per un successore che sia degno e meritevole. 

Il nuovo Papa andrà a dormire da Cardinale, ancora per una notte o per una manciata di notti, quelle che separano il primo giorno del Conclave con la presentazione al mondo intero del successore di Pietro. Dalla Villa Pontificia di Castel Gandolfo, dove è asserragliato ormai da giorni, Joseph Ratzinger pregherà per lui, affinché il suo sacrificio non sia stato vano. 

Giorni cruciali per la Chiesa Cattolica, chiamata a dare delle risposte e a tracciare un nuovo cammino; un cammino che possa incontrare nuovi viandanti ed intercettare fedeli provati dalla mancata ricezione di quei dettami cristiani che persino alcuni Ministri di Dio hanno faticato a trasmettere agli altri con genuinità ed amore. 

Centoquindici i cardinali elettori che tra pochissime ore si ritroveranno nella clausura della Cappella Sistina, passando le notti che verranno nella dimora della Casa di Santa Marta. Centoquindici Cardinali votanti e 115 papabili, come a dire che al momento dell’extra omnes si partirà tutti alla pari, in attesa che venga raggiunta la fatidica quota che sancirà l’elezione del 266mo Sommo Pontefice. 

Tra i favoritissimi, qualora i Cardinali non brilleranno in fantasia, c’è l’Arcivescovo di Milano, il 71enne Angelo Scola, esponente di spicco di Comunione e Liberazione. Outsider, tra i Cardinali italiani (nel caso si tornerebbe ad un Pontefice ‘nostrano’ dopo 35 anni) Angelo Bagnasco e Gianfranco Ravasi.  In pole position anche il brasiliano Pedro Scherer,che insieme al canadese  Marc Ouellet, rappresenta l’alternativa numero 1 all’ipotesi italiana. In prima fila anche lo statunitense Sean Patrick O’Malley, cappuccino arcivescovo di Boston. Pari credenziali per l’arcivescovo di New York Timothy Michael Dolan. A discapito della pista a stelle e strisce le possibili tensioni con l’Islam più radicale, che non vedrebbe di buon occhio l’elezione di un Papa americano. Sembrano essersi affievolite le possibilità del Papa nero, coi castellani che vedrebbero di buon occhio l’elezione del nigeriano Francis Arinze, il successore di Ratzinger come titolare della Diocesi Suburbicaria di Velletri – Segni: a suo discapito l’età, 81 anni, la stessa che non gli consentirà di entrare nel Conclave, avendo superato quota 80 (non è comunque preclusa, per lui, come per gli altri over 80, la possibilità di guadagnare la titolarità del ministero petrino). 

Di fronte a questa sfilza di illustri candidati, i più papabili tra i papabili, da non escludere l’epilogo Wojtyla, quel Cardinale polacco che a sorpresa, nell’ottobre del ’78, spezzò il monopolio italiano, che durava da oltre 4 secoli, e divenne Papa col nome di Giovanni Paolo II, affacciandosi dalla loggia che sovrasta Piazza San Pietro tra lo stupore suo e quello del mondo intero, che faticò persino a dare un nome a quel volto sconosciuto ai più.

Nell’attesa del fatidico ‘Habemus Papam’, trapela curiosità sul nome che il nuovo Papa sceglierà: difficile, secondo i più addentrati, che il nuovo Pontefice prosegua sul filone dei Benedetto. Un Benedetto XVII viene considerato non meno improbabile di un Giovanni Paolo III, ipotesi anche questa tra le meno accreditate. Con ogni probabilità, allora, si ritornerà a soluzioni legate al passato, essendo difficile che il nuovo Papa si presenti al cospetto dei suoi fedeli con un nome che non sia già stato scelto da qualche suo predecessore. Difficile, ma non impossibile, il drastico taglio col passato, sebbene proprio Karol Wojtyla fu quasi costretto a dirottare sul nome di Giovanni Paolo II, dopo che la sua idea di chiamarsi Stanislao I, in onore del Santo Patrono della Polonia, fu caldamente sconsigliata, in quanto poco incline alla tradizione romana. 

A prescindere dal nome il nuovo Pastore della Chiesa è già lì, nelle ombre di una notte che precederà la nuova luce, quella che dovrà illuminare un gregge troppo sparpagliato per non confidare in una guida che lo sappia accompagnare verso la dimora eterna, al cospetto di quel Gesù Cristo che di se disse ‘io sono la Via, la Verità e la Vita, nessuno viene al Padre se non per mezzo di me…‘. 

 

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