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Albano, l’appello disperato di un residente di Cecchina II: ‘Un quartiere invivibile’

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Il quartiere Cecchina II fa acqua da tutte le parti. I disagi dei residenti, nel quartiere  della frazione di Albano, sono davvero tanti. Alla nostra redazione è giunta a riguardo una lettera di un cittadino, che ben spiega la situazione in cui sono costretti a vivere.
“Si tratta di Via Madonna degli Angeli, conosciuto anche come Cecchina II, nome che fa presagire come i cittadini che vi abitano siano considerati di “serie B” – si legge nella lettera – . In realtà loro, come chiunque altro, ogni mattina lavorano per finire di pagare la casa ideale, che sfortunatamente hanno acquistato in questo quartiere, quando ancora c’erano operai che lavoravano. Ora però sono andati via, lasciando un intero quartiere abbandonato a se stesso.
Nella zona, espropriata a privati, è stato permesso a costruttori e cooperative edili di costruire alloggi in edilizia economica popolare, anche se poi, il prezzo di vendita non è stato proprio così “economico”. Per di più, le cooperative e i costruttori che qui hanno operato non hanno completato tutti i lavori previsti sia quelli relativi alle varie costruzioni, sia quelli di realizzazione dell’urbanizzazione del quartiere. 
Non c’è stata nessuna tutela da parte di chi avrebbe dovuto vigilare sull’operato.
Il comune “si è fatto presente” solo raramente, per lo più nei “periodi caldi” (a ridosso delle elezioni) per fare promesse che sono state disattese in tutto o in parte.
Dopo innumerevoli segnalazioni degli abitanti, solo alcuni lavori sono stati realizzati, per lo più anche di recente, e sono quelli relativi alla parte iniziale del quartiere che è stata riasfaltata e illuminata, mentre l’altra metà invece è stata lasciata in totale abbandono, insomma un cantiere a cielo aperto. Anche gli abitanti di questa seconda parte del quartiere hanno cercato in tutti i modi e continuano a farlo (testimonianza è questo articolo) di individuare la strada giusta che consenta di sbloccare la situazione. Tentare di scendere nei dettagli legali, burocratici e politici, è cosa ardua, ma il risultato è che tutte le famiglie vivono usando “acqua di cantiere” che scorre in tubi volanti e pregano che non venga staccata da un giorno all’altro; percorrono strade sterrate e piene di buche che corrono lungo cantieri che non sono protetti a sufficienza, dove i marciapiedi sono completamente assenti e dove non vi è alcuna illuminazione pubblica; sperano che le pompe idriche dell’impianto fognario non si guastino perché non è a tutti chiaro di chi sia la responsabilità della manutenzione anche se è chiaramente previsto nella convenzione comune-consorzio dell’urbanizzazione.
Nel frattempo, il comune, solo a parole, non ha negato il proprio ruolo di coordinamento e controllo, ma si è nascosto dietro la presenza di procedure burocratiche lunghe e farraginose previste dalle normative per realizzare i lavori mancanti. 
Dunque è per questo che i nostri bambini e ragazzi non possono uscire di casa e giocare liberamente nel loro quartiere senza essere in pericolo?
È per questo che all’arrivo di un temporale si avverte un forte senso di angoscia dovuto al fatto che seminterrati e garage possano allagarsi? Si, perché è già successo e a poco è servito aver ripulito le caditoie dalle erbacce se poi una colata di fango ha otturato gli scoli.
Il comune afferma di essere costantemente alla ricerca della soluzione giusta “trattando” con i costruttori e con i presidenti delle cooperative, ma questa situazione si trascina ormai da anni (almeno 11).
Ci dovrà pur essere qualche altra soluzione per rendere almeno vivibile un quartiere dove vivono cittadini che rispettano tutte le  norme del vivere sociale e che pagano tutte le tasse previste, come d’altronde fanno tutti gli altri”.
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