Attualità

Mappate tutte le antenne telefoniche nel Parco dei Castelli Romani: “Territorio a rischio”

Il Parco regionale dei Castelli Romani ha – finalmente – una mappatura delle antenne telefoniche installate all’interno dei suoi confini. È stato presentato ieri, nella sede di Villa Barattolo a Rocca di Papa, il grande lavoro di ricognizione degli impianti radio base che insistono su 16 comuni dei Castelli Romani e nella città di Ciampino.

Un’analisi puntuale che ha scandagliato il territorio individuando e mappando le numerose Stazioni Radio Base che lo hanno invaso negli ultimi anni, con il fine ultimo di fare un punto sulla situazione attuale e fornire uno strumento analitico utile ai Comuni che sono chiamati, per legge, a dotarsi di un Piano Antenne. Una mappatura fortemente voluta dalla direzione del Parco su impulso di Gianluigi Peduto che ieri, nel suo ultimo intervento in veste di Presidente dell’Ente che presiederà fino a lunedì 12 giugno, ha ricordato le numerose battaglie legali ingaggiate sia per rimuovere impianti installati abusivamente sia per evitarne altri. Un lavoro orientato, come ha ricordato la direttrice del Parco Emanuela Angelone, alla tutela e salvaguardia della popolazione, della flora e degli animali che abitano questo meraviglioso territorio e che, spesso inconsapevolmente, si trovano a subire gli effetti di un inquinamento invisibile come quello elettromagnetico, dato dalla massiccia presenza di antenne.

Un inquinamento la cui dannosità è scientificamente provata da una letteratura corposa, come ha ricordato la dottoressa Debora Cuini, che negli anni si è sviluppata e ha tentato, non senza ostacoli economici e politici, di imporsi come conoscenza e nuova consapevolezza, come ha ben sottolineato anche il biologo Lorenzo D’Andrea di Ecologia e Evoluzione. “Sappiamo che esistono danni alla salute – ha ricordato il medico ambientale dell’ISDE – a medio e lungo termine. Una grande parte della comunità scientifica riconosce l’aspetto nocivo dell’esposizione ai campi elettromagnetici, mentre la parte rimanente della comunità scientifica viene foraggiata dai grandi gruppi tecnologici che hanno necessità di affermare i loro prodotti. È per questo che è necessario informare la popolazione dei numerosi rischi per la salute e per l’ecosistema”. Presenti in sala, oltre a numerosi cittadini e rappresentanti di associazioni, anche l’ex consigliere regionale dei Verdi Marco Cacciatore, l’ex sindaca di Rocca Di Papa, Veronica Cimino, l’ex amministratore Bruno Fondi e Ottavio Atripaldi, neo eletto in consiglio comunale, che ha promesso, a nome dell’amministrazione Calcagni, un’attenzione speciale al delicato tema.

“Il Parco – ha detto la dott.ssa Angelone – deve tutelare il paesaggio e la popolazione, gli animali e le piante che lo abitano. Il fine di questa mappatura è proprio quello di armonizzare la necessità di una tecnologia moderna che permetta comunicazioni efficienti e al contempo tuteli la salute di chi abita il territorio. Sappiamo che questo è possibile e, tutti insieme, superando le divisioni tra singoli Comuni, siamo chiamati a collaborare per la salvaguardia del nostro ambiente e della sua popolazione. Con questo lavoro, che ci consegna dati scientifici e puntuali, oggi sappiamo quante sono le antenne, dove si trovano, quali sono legittimate ad esistere e quali no. Un primo grande passo è stato fatto: ora è necessario il contributo di tutti”.

Un territorio vasto, ricco di bellezze naturali e storiche che oggi risulta, in molte aree, fortemente compromesso proprio dalla massiccia presenza di queste installazioni.

“Oggi – ha detto Riccardo Ricci, responsabile della azienda Praeet che ha effettuato la mappatura – non ritengo i Castelli Romani un territorio troppo sicuro. Purtroppo molti Comuni sono invasi da antenne, molto spesso spuntate dal giorno alla notte e nell’impossibilità di amministrazioni e uffici di porvi un freno. È fondamentale che tutti i Comuni siano dotati di un Piano antenne puntuale, che indichi dove posizionare, con un criterio di efficienza e tutela per la salute, nuove installazioni. Questo lavoro di mappatura puntuale consentirà di lavorare, da oggi in poi, in un’ottica di prevenzione e non seguendo un’emergenza: occorre comprendere che bisogna puntare ad una minimizzazione degli impianti, invece che una densificazione delle antenne. Ciò non significa avere meno segnale o essere tagliati fuori dalle comunicazioni, ma anzi, significa solo armonizzare la necessità di essere connessi a quella di non essere esposti ad un eccessivo inquinamento elettromagnetico”.

Ma come si è arrivati a questa invasione? Chi ha consentito, silenziosamente, tutto questo?

“Purtroppo – ha ricordato Enrico Del Vescovo, presidente di Italia Nostra sezione Castelli Romani – sono anni che, come associazione e cittadini, denunciamo questa situazione. Molto spesso le società che redigono i piani antenne per i Comuni, sono le stesse che poi sono chiamate ad installare le antenne per le grandi compagnie telefoniche che, oltre tutto, godono di uno strapotere dal punto di vista legale e della normativa. È ovvio che queste aziende, che guadagnano così due volte, saranno orientate, in pieno conflitto di interessi, a redigere piani antenne basati sulla massimizzazione della densificazione degli impianti. Una vera e propria assurdità. Pensiamo alla situazione che c’è a Frascati, ad Albano o Castel Gandolfo. Oppure Grottaferrata, dove invece manca del tutto un piano antenne. Dobbiamo fare in modo che viga la trasparenza e la correttezza, abbiamo quindi pensato, come associazione, che una volta redatto il piano antenne per un Comune, questo diventi pubblico e sia sottoposto al consiglio comunale, chiamato a discutere eventuali osservazioni sollevate da cittadini e associazioni”.

Presente alla conferenza anche Marco Cacciatore, ex consigliere regionale che, nel 2022, promosse la legge che ha avuto il merito di inserire all’interno del Collegato al bilancio una norma che definisce i criteri ai quali devono attenersi i Comuni nella gestione della localizzazione degli impianti di telefonia mobile. Con quella legge la Regione ha approvato una serie di disposizioni per gestire in maniera virtuosa la diffusione delle antenne nel territorio laziale definendo i criteri ai quali dovranno attenersi i Comuni, chiamati a redigere un regolamento ad hoc. Un Piano che dovrà individuare i siti più idonei ad ospitare nuove antenne e al contempo indicare le aree e gli immobili “sensibili”. “Nel 2018 – ha ricordato Cacciatore – prendemmo subito in mano la legge sull’elettrosmog proposta da Davide Barillari e ci sorprendevamo del fatto che qualsiasi strumento che entrava in commercio dovesse passare il vaglio del principio di precauzione, ossia dimostrare che non fosse nocivo per la salute. Principio che non viene rispettato per il 5 G, poiché si tratta di un sistema che non è dimostrato non faccia male e la cui sperimentazione sta avvenendo sulla nostra pelle. L’Istituto Ramazzini è molto scettico sugli effetti perché sono onde a più bassa intensità che ci trapassano h24. Preoccupazioni, queste sulla tecnologia 5G, che vengono espresse anche dagli americani, dal National Toxicology Program. Oggi da ex politico, da papà di una bambina di tre anni sono davvero colpito e preoccupato da questo fenomeno che ci interessa tutti”.

“Con l’approvazione, da parte del Consiglio regionale, dei nuovi criteri di localizzazione dei siti per gli impianti di telefonia mobile – ha commentato Giuseppe Teodoro, vice presidente dell’associazione Ecoland, consulente alla Presidenza del Consiglio, esperto in tutela ambientale, con particolare riferimento al settore dell’inquinamento elettromagnetico nel profilo giuridico/legislativo ed estensore della normativa regionale – i comuni del Lazio hanno uno strumento in più per contrastare “Antenna selvaggia”. L’obiettivo di questa importante riforma, che colma un vuoto normativo nella Regione Lazio, è quello di armonizzare le esigenze di adeguata diffusione del segnale telefonico, con quelle di ordinata collocazione degli impianti nel territorio e di minimizzazione dell’impatto elettromagnetico”. 

Un impatto che produce effetti non solo sulla salute, ma che hanno ripercussioni anche negli atteggiamenti dei nostri ragazzi più giovani, sempre più sollecitati ed esposti a nuove forme di connessione. “I nostri ragazzi – ha raccontato la prof.ssa Iolanda Fabbri, docente del Liceo Vailati di Genzano – hanno sviluppato delle vere e proprie forme di dipendenza dai dispositivi elettronici. Il fenomeno, preoccupante e sempre più in crescita, dell’impatto del digitale sugli studenti, è denunciato anche da un documento del Senato, in cui si sottolineano non solo danni fisici e psicologici, ma anche un vero e proprio “indebolimento dell’intelligenza, oltre al fatto che non emergono evidenze scientifiche sull’efficacia del digitale applicato all’insegnamento”. Oggi nel nostro istituto – ha proseguito la docente – grazie anche all’aiuto di alcune associazioni, abbiamo istituito dei campi scuola che restituiscono ai ragazzi un contatto vero con la natura e il mondo reale. Si abbandonano i dispositivi elettronici per qualche giorno e i giovani, in piena autonomia, vengono stimolati a praticare attività manuali e concrete. Alla fine dell’esperienza, immersa nella natura, i ragazzi si sentono rinati e molto più liberi”.

Una situazione complessa e variegata che abbraccia, come visto, più ambiti e settori d’intervento e che l’incontro di ieri ha fotografato nella sua interezza ponendo un primo, fondamentale, tassello per la tutela di un territorio affascinante e complesso come quello che ricade nel Parco dei Castelli Romani. Ora toccherà alla politica e alle varie amministrazioni comunali, chiamate ad agire velocemente per mettersi al riparo da un’invasione che, purtroppo, è già cominciata.

leggi anche
mappatura antenne parco
Attualità
Antenna selvaggia, “Italia Nostra” scrive ai sindaci dei Castelli Romani
commenta