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Albano, l’assessore Andreassi sui platani di piazza Carducci: “Ecco perchè non possono essere salvati”

Alberi Piazza Carducci Albano

I sei platani di piazza Carducci ad Albano verrano abbattuti e le operazioni di taglio inizieranno a breve, per poi fare posto ai lavori di riqualificazione e alla ripiantumazione di nuove alberature. Tra raccolte firme e proteste da parte dei cittadini, abbiamo rivolto alcune domande all’assessore ai lavori Pubblici, Luca Andreassi.

Il destino dei platani di piazza Carducci

Prof. Andreassi, come concilia la sostenibilità ambientale che rappresenta – uso le sue parole – il suo lavoro e la sua missione, con il taglio dei platani di Piazza Carducci?

Lo trovo perfettamente coerente. Tagliare degli alberi valutati da perizie di più agronomi – la prima perizia infatti risale al 2018 e già si evidenziava una situazione drammatica per i platani -malati, a rischio di stabilità e inadatti a sopravvivere al contesto urbano in cui vennero piantati qualche decennio fa, e sostituirli con degli aceri adulti, coerenti col contesto urbano, sani e con prospettiva di vita secolare, ritengo che sia un plastico esempio di sostenibilità ambientale.

Non sembrano dello stesso parere i cittadini che hanno addirittura raccolto centinaia di firme per impedire il taglio degli alberi.

Intanto, sebbene non abbia valenza statistica, i cittadini che parlano con me hanno perfettamente capito il senso del progetto e sono favorevoli al taglio. Relativamente alla petizione firmata da centinaia di persone – di tutta Italia non solo di Albano – anche io la trovo condivisibile. Dopo una lunga premessa sulla fotosintesi clorofilliana e sull’importanza degli alberi al fine del contenimento dell’effetto serra, la parte centrale è la richiesta al Sindaco, Giunta e Consiglio Comunale di Albano di proteggere il patrimonio arboreo di Albano, preferendo – laddove possibile – soluzioni di cura e manutenzione al taglio degli alberi. Se gli alberi non sono malati e a rischio caduto come nel caso di Piazza Carducci, come non essere d’accordo?

Luca Andreassi

Ed allora perché tagliate i platani di Piazza Carducci?

Non è una scelta politica ma tecnica. Abbiamo ottenuto un finanziamento PNRR per il rifacimento della piazza e abbiamo nominato un agronomo per valutare la salute degli alberi. L’agronomo ha redatto una perizia in cui evidenzia che i platani si trovano in categorie a elevato rischio di stabilità ed in uno stato di salute compromesso. Insomma, stanno morendo. Mi resta poco comprensibile quale sia la logica di difendere delle alberature in fin di vita e non essere, al contrario, felici della piantumazione di nuovi e giovani alberi, adatti a quel contesto urbano, e che verosimilmente fra un secolo saranno ancora lì in ottima salute. Peraltro, a svolgere molto meglio dei platani attuali quella fotosintesi clorofilliana citata anche nella petizione di raccolte firme. Ma centrale è la questione della sicurezza. Se un albero dovesse cadere e causare danni a cose o peggio a persone, la responsabilità (penale) sarebbe in capo al Sindaco e all’Amministrazione. La perizia dell’agronomo, infatti, impone un taglio per garantire la sicurezza e questo a prescindere dal PNRR e dal rifacimento della piazza.

Ma i comitati hanno presentato una perizia di un altro agronomo che sembrerebbe contraddire l’agronomo incaricato dal comune…

Contraddire parzialmente, direi. Comunque, sebbene non fossimo in alcun modo obbligati a farlo, abbiamo fermato il cantiere per dare modo al nostro agronomo di visionare questa perizia, chiedendogli un ulteriore approfondimento. Cosa che ha fatto protocollando puntuali controdeduzioni in cui si ribadiva la necessità del taglio. Peraltro, evidenziando una situazione non solo deontologicamente discutibile ma anche tecnicamente molto fumosa. Visto che nella perizia redatta dall’agronomo incaricato dai comitati non sono chiari i processi metodologici con cui sono state fatte le analisi, la modalità di effettuazione delle stesse con la contraddizione di evidenziare una presunta salute o comunque “curabilità” degli alberi sebbene inseriti in categorie di classe ad alto rischio. L’ho detto prima. La nostra non è una scelta politica come qualcuno sospetta. Ma un obbligo tecnico, peraltro, è bene sottolinearlo, autorizzato dal Parco regionale dei Castelli Romani e dalla Sovrintendenza.

Assessore ci può spiegare quindi le ragioni della “scelta tecnica e non politica”, di tagliare anche i due alberi che risultano in categoria C (propensione al cedimento moderata)?

Credo che meglio di me possa essere utile riportare il pensiero dell’agronomo Ludovici, così come da perizia protocollata. Cito. “Gli (eventuali) interventi fitoterapici e di messa in sicurezza (…) vengono a sostanziarsi – stante lo stato di salute e di diffusione degli svuotamenti dettati dalle carie in atto negli alberi – nella “capitozzatura”, pratica che lo scrivente professionista esclude per le motivazioni addotte allora e tutt’oggi ancora valide e che si sostanziano in: 1) eventuale mancato ricaccio di polloni per scarsa vitalità della pianta con disseccamento della stessa e necessità di ritornare con gli interventi di abbattimento, con maggior aggravio per le casse comunali; 2) azzeramento del valore estetico paesaggistico degli esemplari capitozzati; 3) rinvio delle problematiche connesse alla presenza degli alberi per un periodo massimo di 7-10 anni in quanto la nuova vegetazione rameale sarà costituita con lo sviluppo e la crescita di gemme avventizie che tendono a formare ramificazioni con scarsa resistenza; 4) formazioni di specchi di taglio di notevoli dimensioni (Ø > ai 40 cm) a costituire vie preferenziali per l’ingresso di fitopatogeni”.

Però avete dichiarato che i platani non hanno il cancro. Perché questa notizia non li salva?

Perché le ragioni del taglio sono legate al complessivo stato di salute dell’albero e alla loro instabilità e rischio caduta. L’eventuale presenza del cancro avrebbe impattato sulle modalità di smaltimento della legna e sul fatto che saremmo stati obbligati ad abbattere anche gli altri platani nelle immediate vicinanze. Mi pare una buona notizia non doverlo fare.

Ambientalismo ideologico

Neanche un po’ di rammarico dunque?

Sono di Albano. Di Albano Centro. E ho sempre vissuto qui. Insieme a quei platani. Credo sia naturale che mi dispiaccia che debbano essere abbattuti. Sono profondamente convinto, però, che, in questo caso, la difesa dell’ambiente e, soprattutto, della sicurezza passi attraverso questa scelta dolorosa. Piantumando altri alberi adulti. Senza preoccuparsi di quell’ambientalismo ideologico che rappresenta il peggior nemico della sostenibilità ambientale.

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