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Frascati – Il caso del’Istituto Fermi, la scuola per “maschi” che chiede le quote blu

Da Frascati l'emblematico caso dell'Istituto Enrico Fermi, guidato da sole donne, che rivendica le quote blu

istituto enrico fermi

Tutele, diritti, parità, ma anche discriminazioni, violenze e stereotipi. Archiviata ormai da decenni la vecchia dicitura di Festa della donna e sdoganata la versione molto più politically correct di Giornata internazionale della donna, l‘8 marzo è una data che da sempre suggerisce riflessioni, bilanci e valutazioni rispetto ai passi in avanti che socialmente il genere femminile è riuscito a compiere.

Un po’ come quando il 31 dicembre tutti si sentono chiamati a stilare un bilancio dell’anno appena trascorso per formulare su basi oggettive nuovi propositi, così l’8 marzo invita non più solo a celebrare sterilmente e indistintamente tutte le donne in quanto tali, ma è un momento in cui ci fermarsi a riflettere su quanto si stia concretamente lavorando per arrivare non tanto ad una parità di genere, quanto forse ad una parità di opportunità da cui partire. L’8 marzo è la giornata in cui il mondo dell’informazione pubblica dati, studi, riflessioni, in cui la politica lancia proposte, intavola dibattiti, si interroga e viene interrogata; è la giornata in cui si presentano libri sulle donne, si organizzano cerimonie e si regalano mimose.

Una giornata il cui valore, molto spesso, diamo ormai un po’ per scontato, come se in realtà nel 2024 nel nostro Paese, già si fossero non solo raggiunti, ma anche socialmente accettati, certi diritti prima appannaggio solo del genere maschile. In verità, al di là delle facili semplificazioni e delle grossolane generalizzazioni, la realtà è decisamente sfaccettata e in molti casi, ben diversa.

Sono ancora tanti, forse troppi, gli uomini che non accettano che ci siano delle donne sedute nei posti di “comando”, perché  ritenute non ugualmente competenti o capaci: le donne possono lavorare, ci mancherebbe, ma a dirigere è meglio che siano gli uomini…

Fortuna che poi a parlare ci sono numeri, dati, risultati oggettivi e storie incredibili di determinazione e grande competenza “in rosa”, tanto per utilizzare uno stereotipo, ancora difficile a morire, capaci di sradicare certe ipocrisie. Una di queste storie, che raccontiamo con entusiasmo, arriva da Frascati e ci restituisce la fotografia di un grande impegno e di una squadra tutta al femminile che ha portato a livelli di eccellenza, uno degli istituti tecnici più noti dei Castelli Romani.

L’istituto tecnico-tecnologico Enrico Fermi di Frascati, guidato dalla preside, la dirigente Giuliana Proietti Zaccaria, riconosciuto nel 2022 da Eduscopio come terzo istituto nel Lazio, subito dopo il Boaga e il Leopoldo Pirelli di Roma, conta oggi 1.300 studenti, 167 docenti di cui la maggior parte donne e un’amministrazione composta da 14 donne e 2 uomini.

Guidati dalla dirigente Giuliana Proietti Zaccaria ci sono la Dsga Sabina Montenero, Maria Rosaria Maffucci, vicepreside, Anna Rita Luongo vicepreside vicaria, Lucia Di Lella responsabile della comunicazione, Luisa Rossetti, funzione strumentale PTOF, Graziella Conforto, funzione strumentale PCTO,  Anna Lo Scalzo, funzione strumentale orientamento in uscita, Santina Petrosilli, funzione strumentale orientamento in entrata, Antonella Curreli e Giulietta Barone responsabili commissione viaggi, Maria Vittoria Ruscito, referente Niv, Mirella Storti animatore digitale e parte della commissione orario, Maria Grazia Locantore referente qualità e parte commissione orario. Indirizzi divisi tra biotecnologie ambientali, elettronica ed elettrotecnica, informatica e telecomunicazioni, corsi di teatro, viaggi di istruzione all’estero, una didattica attenta con orari pensati per dare spazio a tutti.

“Una squadra affiatata e competente – ha raccontato con orgoglio Giuliana Proietti Zaccaria – composta da donne capaci di mettere i nostri ragazzi e le loro esigenze al primo posto. La scuola è un ambiente particolare in cui convivono dinamiche complesse ed equilibri sottili che giorno dopo giorno ci richiedono sforzi nuovi e soluzioni diverse. Chi mi conosce lo sa: amo tantissimo il mio lavoro ma non amo metterlo in mostra, perché preferisco che siano i risultati a dimostrare la bontà di quello che viene messo in campo. Oggi non solo i numeri ci danno ragione, tanto da avere necessità di nuovi spazi per far fronte alla domanda crescente di iscrizioni, ma abbiamo la fiducia delle famiglie e dei nostri alunni che, in molti casi, ci vedono come primo baluardo nei momenti di sconforto e difficoltà. Siamo qui per questo: formare non solo competenze, ma soprattutto persone”.

Una scuola per “maschi” guidata da donne visto che su circa 1300 studenti solo 205 sono ragazze… “Le materie STEM – dice la preside – sono ancora più vicine all’universo maschile e, anche se è in atto un cambiamento culturale in questo senso, purtroppo c’è chi ancora fatica ad accettare che le donne possano non solo avvicinarsi a certe materie, ma anche che possano essere alla guida di scuole come questa”. Un riferimento a chi oggi, proprio all’interno del Fermi rivendica quote blu, lasciando intendere, forse neanche troppo velatamente, che gli uomini alla guida sarebbero più competenti. Per fortuna una sparuta minoranza ma che di fatto c’è e si fa sentire.

Possibile, ci mancherebbe, anche se oggi l’istituto tuscolano è guidato da una donna che, in contemporanea, riesce a gestire la dirigenza della “Direzione didattica Ciampino 2”, scuola elementare e dell’infanzia che conta oltre 1280 alunni. Una preside per oltre 2600 famiglie, ma come ci si riesce?

“Credo che noi donne, anche se non vorrei essere fraintesa, proprio per il ruolo che culturalmente abbiamo avuto all’interno delle famiglie, siamo state da sempre chiamate ad essere multitasking, capaci di fronteggiare più situazioni in contemporanea. La mia poi – ha specificato Proietti Zaccaria – è stata una scelta maturata in profondità proprio per il grande amore che nutro per questo lavoro, capace di regalarmi grandi soddisfazioni ogni giorno. Come ci riesco? Grazie in primis alle splendide collaboratrici che mi sono accanto e che, come me, si destreggiano con sacrificio e umanità tra lavoro e famiglia.

E poi grazie a mio marito e mio figlio che hanno compreso l’importanza di questo incarico e le responsabilità che ne derivano. Sapere che i miei affetti capiscono che il mio lavoro mi rende felice e rappresenta un impegno morale nei confronti di tante altre famiglie come la nostra è fonte di grande forza per me”.

Cosa risponde a chi mette in dubbio il fatto che una donna possa dirigere un istituto tecnico? “Suggerisco di guardare i risultati ottenuti, fare una passeggiata nelle aule, parlare con i ragazzi e con le famiglie. Suggerisco infine di comprendere che siamo nel 2024, che ci siamo fortunatamente affrancati da certe arretratezze culturali ma che siamo noi, dirigenti e docenti, a dover rappresentare un esempio positivo per i nostri studenti che dai nostri comportamenti e da quello che diciamo, imparano e traggono ispirazione”.

Una storia dolce e amara che fa riflettere e ci spinge a chiederci tra quanti altri 8 marzo, di una storia come questa, rimarrà solo il dolce mentre l’amaro, che oggi ancora si percepisce, fastidioso, sarà visto come un lontanissimo retaggio culturale…

Chissà, nel frattempo ci piace pensare che continuare a raccontarle, queste piccole storie, contribuisca, almeno un poco, a mandare avanti più velocemente le lancette…

 

 

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