POLITICA

Parte dal PSI di Ciampino lo stimolo per l’interrogazione parlamentare sui campi nomadi e i minori stranieri

nencini

Mentre la società civile si è mobilitata nella manifestazione sulla legalità che si è tenuta a Ciampino, l’iter dell’interrogazione parlamentare sul ripristino della legalità nel campo Rom della Barbuta, promossa dalla segreteria politica e dal direttivo della sezione PSI “Vito Rocco Liuzzi” è arrivata sulla scrivania del Ministro dell’Interno, Angelino Alfano. Il testo dell’interrogazione proposta, appunto, dalla segreteria politica e dal direttivo del PSI di Ciampino è stata inviata al rappresentante  del partito al Senato, il senatore Riccardo Nencini, da sempre attento agli stimoli forniti dalla sezione ciampinese. Il testo dell’interrogazione, correlato dalla forza dei dati contenuti nel 2° rapporto annuale dell’Organizzazione Save the children sui “Minori stranieri in Italia”, reso conforme per la richiesta dall’Ufficio Legislativo del Senato, è approdato, infine, all’attenzione del Ministro dell’Interno.

Il senatore Nencini, accogliendo l’impostazione della nota del PSI di Ciampino, ha articolato la sua interrogazione premettendo i dati che indicano una presenza di “più di un milione i minori stranieri che vivono la loro infanzia e l’adolescenza in Italia. C’è chi ha raggiunto il nostro Paese da solo e chi con la famiglia, chi è stato spinto a lasciare il proprio paese da necessità economiche e chi lo ha fatto perché in fuga da conflitti e persecuzioni, chi è arrivato per un’adozione internazionale e chi invece subendo condizioni estreme di sfruttamento e di tratta; c’è poi il numero sempre in crescita di bambini che nascono in Italia da genitori stranieri e che tuttavia, per la legislazione vigente, non sono riconosciuti come “cittadini” a pieno titolo, almeno fino ai diciotto anni; il 2° Rapporto Annuale dell’Organizzazione Save the Children sui “Minori Stranieri in Italia” propone un’analisi articolata delle condizioni di vita dei minori stranieri oggi in Italia. Lo fa dal punto di vista dei loro diritti, andando a rilevare quali sono i problemi e gli ostacoli che incontrano e quali interventi sono necessari per fare un significativo e concreto passo in avanti sul fronte dell’integrazione.

Save the Children ha maturato in questi anni l’esperienza diretta al fianco dei minori stranieri che vivono le condizioni più difficili, nelle zone di sbarco così come nelle strade o nelle baraccopoli delle grandi città; nel Campo Nomadi, località La Barbuta, di Roma, per esempio, dove sono presenti minori di differenti comunità, crescono giorno dopo giorno i disagi della popolazione, legati preminentemente alla mancanza del rispetto dei principi di legalità e dei diritti umani; il problema della “sicurezza” è solo un effetto del quasi totale disinteresse delle Istituzioni centrali e ciò si traduce troppo spesso nella “periferizzazione” della gestione del problema, demandandone agli amministratori locali la gestione o addirittura calando “dall’alto” figure “temporanee” ad hoc; il conferimento dei poteri speciali al Prefetto Straordinario Pecoraro per la gestione dell’emergenza nomadi ha prodotto, infatti, il superamento tout court dei vincoli che insistono sull’area del Campo La Barbuta, quali il vincolo paesaggistico, poiché l’area è inserita all’interno del parco degli acquedotti; il vincolo presente a causa della presenza di falde acquifere nel sottosuolo (sorgente Appia); il vincolo legato al cono di volo dell’aeroporto; il vincolo archeologico; vi è, inoltre, il problema della sicurezza legata alla vicinanza con il Grande Raccordo Anulare; della sicurezza e della salute legata alla combustione di pneumatici. Ma se il problema dei “vincoli” e della “sicurezza” sono un effetto, curare l’effetto, non elimina le cause. Il vuoto istituzionale nei Campi ha prodotto la sostituzione delle norme dell’ordinamento giuridico con le regole non scritte delle famiglie che occupano con titolo, o senza titolo, le abitazioni dei Campi; intervenire sulle cause non significa attuare la “facile via” dello spostamento del campo, politica questa sperimentata da oltre venti anni con esperienze fallimentari, che hanno prodotto unicamente una traslazione geografica dei problemi connessi. Il contesto di riferimento è certamente complesso e richiede sicuramente approcci su più dimensioni. Intervenire sulle cause significa rimuovere tutte le fonti di “non diritto” che si generano in campi come quello di La Barbuta; il dato dei minori che commettono reati, come riportato nel citato Rapporto di Save the Children, dovrebbe far maggiormente riflettere sulla questione primaria della prevenzione: se le Istituzioni vigilassero efficientemente sull’abbandono scolastico, verrebbe inferto, agli adulti che sfruttano la minore età e godono dell’impunità, un colpo letale, spezzando nel tempo la spirale di buona parte delle pratiche illecite strutturate sulla violenza fisica e psicologica verso i minori; l’Italia è ricca di esperienze positive di integrazione che compongono, a tutt’oggi, un mosaico di buone pratiche territoriali, ma non garantiscono un quadro nazionale di accesso ai diritti fondamentali in tutti i contesti territoriali. Vi è, quindi, l’urgenza di un intervento coordinato su più livelli – normativo, educativo, sociale – per fare in modo che l’integrazione dei minori stranieri in Italia non resti un processo incompiuto; se si guarda al futuro del nostro Paese, al suo sviluppo e alla sua competitività, appare evidente l’importanza di investire su questo capitale umano, di cui non possiamo fare a meno. Se lo sguardo si rivolge al passato, si può certamente cogliere nell’impegno per la costruzione di queste nuove cittadinanze uno dei modi migliori anche per celebrare, quest’anno, il centocinquantenario dell’Unità d’Italia; i ripetuti episodi di discriminazione, di xenofobia e di razzismo che spesso colpiscono proprio i minori di origine straniera non sono che l’indicatore più evidente di un grave gap nelle opportunità e nei diritti che è necessario colmare e che si rileva, come spiega il rapporto, nei percorsi scolastici così come nella fruizione dei servizi di welfare, negli iter amministrativi come in quelli giudiziari; il rapporto di Save the Children sulle situazioni e condizioni di vita in questi Campi parla chiaro e l’interrogante auspica che la concretezza dei numeri ivi riportata possa sensibilizzare le istituzioni affinché si riapproprino, insieme agli enti locali di queste “isole dei non diritti” dalle quali escono feriti in primis i minori e, contestualmente, tutta la comunità locale che vi risiede in contiguità” chiedendo, pertanto, di sapere se il Ministro in indirizzo voglia considerare quanto descritto in premessa, circa la situazione del Campo Nomadi La Barbuta e degli altri Campi Nomadi presenti in Italia, un utile strumento di riflessione e di lavoro per i tanti che sono impegnati già oggi, sul piano professionale e non solo, per superare questo divario e per costruire una comunità civile aperta, non soggiogata dalle paure, che si prenda cura in primo luogo dei più piccoli”.