Attualità

Così Velletri ha celebrato la Giornata della Memoria

monumento

E’ stata una Giornata della Memoria intensa e ricca di partecipazione quella vissuta dalla Città di Velletri, secondo un programma ricco di iniziative (LEGGI QUI). Una giornata che riassumiamo col conforto del materiale fotografico prodotto e rifacendosi a quanto scritto dalla locale sezione dell’ANPI (Associazione Nazionale Partigiani d’Italia).

“Velletri – vi si legge – dopo tanti anni ritorna ad esercitare con forza questo diritto-dovere nei confronti della sua storia e delle future generazioni. Scuole, istituzioni e associazioni a vario titolo con il loro impegno interpreteranno questo appuntamento anche nel 2014 con un calendario che si profila denso e qualificato. Questo è per la sezione ANPI di Velletri un motivo di grande soddisfazione e lo deve essere per ogni iscritto che anche solo con il suo contributo economico ha consentito di attivare attorno all’azione della sezione un mondo che forse si era assopito e rischiava di far cadere questo appuntamento nell’oblio. Nelle scuole si torna a parlare di Costituzione e l’idea che esiste la necessità di affermare alcuni valori in modo attivo e positivo trova nuova linfa. In questa occasione dove ancora una volta la sezione con i suo iscritti e attivisti ha fatto la sua parte ci preme divulgare pubblicamente un breve scritto che fu il resoconto, a cura di un membro dell’ANPI, dell’iniziativa del gennaio 2012 presso l ‘IlS “A. Cederna” in occasione della quale la sezione creò in collaborazione con l’Istituzione Scolastica il Giardino della Memoria in memoria dei  12 cittadini di Velletri ebrei deportati e uccisi in Germania durante il 2°conflitto mondiale. Quel giorno fu ospite a Velletri Samuel Modiano, un appuntamento che non c’è dubbio lasciò il segno in tutti i presenti come il breve testo allegato dimostra.

COSI’ VELLETRI HA CELEBRATO

LA GIORNATA DELLA MEMORIA

monumento
servadio
ulivo
inaugurazione
gotti 2
rotaie

Una Giornata particolare

Sono le 7.00, la sveglia suona come tutte le mattine. Al bagno di corsa, il caffè, preparare poche carte per la giornata di oggi, documenti da portare in Comune, un passaggio al lavoro per prendere un foglio dimenticato il giorno prima. Saluto mia moglie chiedo a mio figlio cosa farà oggi; più tardi con altri sarà all’università per studiare, lo saluto scherzando ,come ci piace fare sempre. Salgo in auto con mia figlia, come ogni giorno l’accompagno a scuola, mentre scende dall’auto la saluto e la guardo. Sorridente, allegra piena di gioia di vivere, che pensa alla sua giornata; è mia figlia. A scuola con i suoi compagni di classe, bellissimi tutti, sta preparando una mostra per la prossima settimana.

Arrivo, in ritardo, alla scuola Novelli. Oggi, sarà inaugurato il Giardino della Memoria realizzato dalla scuola in collaborazione con ANPI di Velletri. Un giardino dedicato ai 12 cittadini di Velletri ebrei deportati e uccisi in Germania durante il 2°conflitto mondiale. Un’altra piccola-grande Azione di Memoria che stiamo cercando di attivare in questa Città. Il programma prevede un incontro con Samuel Modiano, sopravvissuto ai campi di sterminio. Prima di lui Emanuela Treggiari Presidente del Consiglio Comunale fa un breve, ma significativo cenno, alla drammatica notizia circa la morte di Vittorio Arrigoni e giustamente lo definisce un Moderno Partigiano che con la vita ha pagato il suo impegno per la Pace dei Popoli. Dopo, Aureli Presidente non per caso del circolo ANPI, mai banale, ricorda alla sala piena di ragazze e ragazzi l’orrore della Guerra. Un orrore che la sua generazione ha conosciuto, ma che è ancora oggi attualità per molti popoli.

Poi, poi, ci siamo. La professoressa Perugia, tra le promotrici di questo incontro, ci fa capire, senza troppe parole, che Samuel Modiano non ha bisogno di presentazioni e che questa figura fino a quel momento in silenzio, dal volto segnato dalla vita, è pronta per prenderci per mano e accompagnarci in un viaggio, un viaggio della memoria alla fine del quale in pochi potranno dire di non esserne segnati. Comincia così il racconto di Sami. Il suo italiano con leggero accento greco tradisce la sua origine. E’ infatti a Rodi nell’Egeo che inizia la sua storia, Una famiglia felice, un Padre ed una Madre amorevoli, una sorella più grande, tutti scolpiti nella sua memoria e raccontati come se fossero vivi. Una famiglia comune che viveva la sua quotidianità, si la “banale quotidianità” della vita dove scorrono gli affetti e l’intimità del singolo, che ogni giorno si appaga nello scambio reciproco con altri umani. Una dimensione per Sami ancora più grande vissuta dentro la comunità ebraica che a Rodi contava oltre 2500 persone. Una comunità, ci dirà poi nel giardino, consolidata da 500 anni e proveniente dalla Spagna che ha convissuto per secoli con i mussulmani dentro l’Impero Ottomano, fino a quando con la guerra l’Italia strappa alla Turchia il dominio del mare Egeo, come l’isola che Salvatores scelse per girare il film Mediterraneo. Ma subito questo clima sereno si rompe e Sami sferra il primo colpo, scuote le nostre coscienze in un silenzio già irreale. A 8 anni, nel 1938, la sua vita cambia in pochi minuti. Da bravo e appassionato studente di terza elementare subisce, per effetto delle Leggi Razziali emanate da Mussolini come nella Germania nazista, l’espulsione dalla scuola. Non capisce e vive con colpa questa notizia, ma suo padre, che definisce sempre adorabile, gli spiegherà che lui non ha colpe e che non dipende da lui. Del resto come può un bambino di 8 anni capire ciò che un intero Popolo non ha capito per 20 anni? Inizia così per Sami un’altra vita. Un’altra vita dove non ci sono libri, non ci sono quaderni, non c’è il gioco, non c’è il sorriso, non ci sono bambini. In un racconto sempre più intenso che ti lascia il segno dentro, nel profondo del tuo essere, Sami chiama in causa la tua umanità.

Così il racconto si fa più intenso. La fame, la sete, l’abolizione della dignità, la morte incrociano la vita e gli occhi del piccolo Sami ogni giorno, ogni sera, ogni minuto della sua vita nel lager. Scopri in quel momento che tu stesso come ogni uomo e ogni donna nello spazio e nel tempo hai dentro di te in un attimo tutta l’umanità. Così al tempo stesso ti senti Vittima e Carnefice di tutte le guerre, delle barbarie, delle violenze collettive e individuali di tutti i tempi, di ogni luogo. E’ un dolore immenso, lacerante, perché Sami non è un eroe, Sami è come te, la sua storia è anche la tua. E lui ti dice che questo può accadere ancora, per questo devi sapere e non far finta di niente.

Per questo anche la memoria di Vittorio Arrigoni e come lui di tanti altri sconosciuti testimoni da Pace e vittime delle guerre era a pieno titolo in quella Sala. Ma il racconto continua. Ormai solo, senza più nessuno al mondo, capisce che l’unica via di uscita è la morte. Ma qualcosa succede in Sami, lui stesso non capisce cosa.

Il suo desiderio maturo, tranquillo e sereno di farla finita con il suicidio non si compie. Cerca la morte, ma la sua fede lo convince che il Signore non lo vuole ancora con lui. Così allo strenuo delle forze, racconta, con i tedeschi in fuga dal fronte est, convinto ormai di essere alla fine, nascosto da altri due scheletri come lui, che non incontrerà più, sopra un mucchio di cadaveri, sopravvive fino all’arrivo dei Russi.

Sami si salva da se stesso e alla Shoah. Torna in Italia ad appena 14 anni assieme a 30 uomini e 100 donne unici rimasti della comunità di 2500 ebrei di Rodi. Alla fine di questo racconto la tua fiducia nell’uomo non esiste più, così pensi anche per Sami. L’inenarrabile e l’incredibile della scientifica ferocia nazista non lasciano scampo, la sentenza appare definitiva: l’uomo non può essere diverso, dentro di lui c’è il seme dell’odio della barbarie e nulla e nessuno può rimuoverlo. E’ una sconfitta che ti taglia le gambe ti spezza il fiato e rende le tue lacrime vane. Ma Sami alla fine del suo racconto, diventa, ora si, un eroe.

Un eroe semplice e per questo grande nella sua umanità infinta. Sami ti da una possibilità, perché lui ha trovato una risposta: alla fine della sua vita: ha trovato la sua pace interiore. Il senso di colpa di essere sopravvissuto, che per decenni non lo ha mai abbandonato è diventato la consapevolezza che la sua salvezza aveva lo scopo di renderlo testimone dell’orrore che i suoi occhi hanno visto. Un testimone che parlasse alle generazioni, perché evidentemente si può cambiare, perché l’uomo può, si, può ripudiare la guerra. E alla fine di questo viaggio drammatico nella memoria, questo da la pace anche a te e ti salva. Ti salva come gli occhi di Sami. Occhi che hanno visto di tutto, anche quello che non puoi immaginare, occhi che però hanno cercato e trovato anche il bene in chi lo ha salvato, in chi gli ha donato un prezioso pezzo di pane, in chi, come i docenti della Novelli interpretano il loro ruolo di educatori anche nel segno della memoria. Così ieri Sami Modiano ci ha salvato, in una giornata particolare.

Più informazioni