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TERREMOTO – Il geologo Fabio Taddei: ‘I Castelli Romani non sono tra le zone più sismiche’. Ma avverte: ‘Urge prevenzione con edifici a norma’

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Nella notte tra venerdì 28 e sabato 29 agosto la terra è tornata nuovamente a tremare nel Lazio e lo ha fatto con ben 3 scosse di terremoto, tutte localizzate a nord-ovest di Lariano e a sud-est di Rocca Priora, non molto distante dalla zona dei Pratoni del Vivaro e della via Tuscolana. Ma dalle 14 in poi sono state ben 8 le scosse telluriche, con epicentri a Lariano, Rocca Priora e Rocca di Papa, registrate dai sismografi (un paio delle quali inferiori a 2.0, ma tutte con profondità tra i 9 e gli 11 km).

Il sisma delle 00.52 ha fatto di nuovo sobbalzare dal letto diversi castellani, alcuni dei quali sono persino scesi in strada, come forma precauzionale, restandoci per tutta la notte.

L’accaduto riporta in auge l’attenzione su un territorio altamente sismico qual è quello italiano. 

Per saperne di più già in passato abbiamo interpellato Fabio Taddei, dottore in Scienze Geologiche ed ex consigliere comunale di Velletri.

Anche in queste ore della notte, Taddei, raggiunto dalla nostra redazione, ha inteso non drammatizzare l’accaduto, quasi volendo tranquillizzare la popolazione castellana: “La Penisola italiana – ha premesso il geologo veliterno – si è formata dalla collisione tra la placca tettonica africana e quella europea e dalla collisione tra la placca tirrenica e quella adriatica”.

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Le prime due placche – ha aggiunto – si sono unite e sollevate, formando la catena alpina, mentre le seconde hanno formato due archi di collisione-subduzione (vale a dire: collisione e scivolamento di una placca sotto l’altra), quello dell’Appennino settentrionale e quello dell’Appennino meridionale e calabro-siciliano. Attualmente questi archi continuano a sollevare la catena appenninica e generano la maggior parte dei terremoti della penisola. Tutta la fascia appenninica si trova, quindi, in una zona di sutura tra due placche in cui le rocce che occupano la parte superficiale della crosta terrestre vengono coinvolte prevalentemente in movimenti orizzontali compressivi e, secondariamente, in movimenti orizzontali trascorrenti e rotativi al contatto dei due archi, in Italia centrale”. 

fabio taddei
FABIO TADDEI

La sismicità dei Castelli Romani – è ancora Taddei a sottolinearlo – è dovuta al movimento di faglie prodotte dal Vulcano Laziale durante la sua attività antica che va da 730.000 a 30.000 anni fa e non per movimenti del serbatoio magmatico del vulcano stesso. Un vulcano comunque non ancora spento e non ancora stabile geologicamente.

I Castelli Romani sono in zona sismica, ma a sismicità non elevatissima. E’ chiaro però che l’area dei Colli Albani risenta di riflesso dell’attività sismica dell’area abruzzese o di altre aree più sismiche contigue. Anche se vi dovessero essere dei terremoti nella zona dei Castelli Romani non ci sono comunque i presupposti perché si verifichino dei terremoti disastrosi, sebbene la condizione di molte abitazioni ed edifici pubblici risentirebbe anche di scosse più lievi.

La migliore prevenzione ad oggi resta comunque avere costruzioni che rispettino tutte le normative. A tal riguardo vorrei ricordare che non uccide il terremoto ma le case che crollano ed il patrimonio abitativo dei centri storici italiani è vetusto e mal tenuto, rendendo necessario il loro recupero così da rendere più sicuri i nostri centri storici.

Le zone più sismiche d’Italia restano il Friuli, Garfagnana, Appennino umbro-marchigiano, Abruzzo, Irpinia, Calabria, Sicilia occidentale. Il Lazio e la zona dei Castelli Romani – ha concluso Taddei – non rientrano tra queste”, pur avendo una certa “tradizione” coi terremoti, come ricorderà anche chi conserva memoria delle scosse degli anni ’80.

Intanto le 6 scosse telluriche in poco più di 10 ore (registrate oggi, tra le 14 e le 24 inoltrate) non hanno affatto tranquillizzato la popolazione e non è mancato chi ha deciso di passare la notte in auto…

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