Cultura

Castelli Romani – L’origine del nome e il destino dei Palazzi delle antiche famiglie romane

castelli romani
castelli romani

Vivere i Castelli Romani e poterci abitare, diciamolo, è un vero vanto. I numerosi turisti che ogni anno si affacciano nei nostri comuni per ammirare le bellezze lacustri e naturali restano sempre abbagliati dalla preziosità di questi siti, spesso nascosti dietro l’insormontabile “fama” della Capitale. Oggi, per omaggiare i nostri bei luoghi, dopo un excursus sugli errori più comuni nella toponomastica locale, vi portiamo a conoscere le origini del nome “Castelli Romani”.

Questi territori sono molto più antichi di Roma. I latini si insediarono nell’area dei Castelli circa 4 secoli prima dei romani. A dimostrarlo è anche la letteratura. Nell’Eneide si narra che Julio (o Ascanio), il figlio di Enea, fondò la città di Alba Longa, situata, stando a Tito Livio, sul Monte Albano (Monte Cavo). Secondo Dionigi Di Alicarnasso, invece, il sito era stato identificato con il convento di San Paolo nella località di Palazzolo, presso Rocca di Papa, oppure nella località di Coste Caselle, presso Marino, o infine nel luogo occupato dall’odierna Castel Gandolfo. In seguito, Alba Longa avrebbe fatto parte della Lega Latina assieme ad altri insediamenti cittadini del territorio.

Perché si chiamano Castelli Romani? Il territorio deve il toponimo alle fortificazioni edificate sulle alture di questi luoghi da varie famiglie baronali romane. Lo Storico Giuseppe Tomassetti (1848–1911), spiegò che il nome risale al XIV secolo quando molti abitanti di Roma, per sfuggire alle difficoltà economiche e politiche derivanti dalla Cattività avignonese, si rifugiarono nei castelli delle famiglie feudali romane.

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Abbazia di San Nilo

Come la famiglia dei Savelli (Albano e Castel Savello, Ariccia, Castel Gandolfo, Rocca Priora), degli Annibaldi (Monte Compatri, Rocca di Papa), degli Orsini (Marino) e dei Colonna (Monte Porzio Catone, Nemi, Colonna, Genzano e Civita Lavinia).

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Rocca Frangipane Marino

La maggior parte di quei “castelli” sono stati tuttavia distrutti o trasformati in residenze estive. Ad oggi esiste un’unica fortificazione conservata: l’Abbazia di San Nilo a Grottaferrata. Anche a Marino rintracciamo dei resti a Rocca Frangipane in piazza Giacomo Matteotti, sfuggiti miracolosamente ai bombardamenti del 1944.

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Torre saracinesca Genzano

A Genzano parte delle fortificazioni è la torre “saracinesca” del Corso Vecchio, un tempo parte della cerchia muraria del castello medioevale. A Lanuvio invece c’è la cinta muraria del centro storico e le torri del XVI secolo ancora presenti; a Nemi la torre di Palazzo Ruspoli. Alcuni antichi castelli baronali che invece sono stati riadattati a residenza patrizia oggi sono edifici del comune, come Palazzo Colonna a Marino, Palazzo Savelli ad Albano, l’omonimo Palazzo Savelli a Rocca Priora. Tra questi, Palazzo Pontificio a Castel Gandolfo è invece un museo della Santa Sede e il Palazzo Vescovile di Frascati, antica rocca, oggi ospita la Diocesi Tuscolana.

I Castelli Romani furono per molto tempo meta delle nobili famiglie dell’Impero Romano che si rifugiavano in questi luoghi durante le calde stagioni estive, per il clima fresco e il paesaggio immersi nel verde.

Già al tempo degli antichi romani queste zone erano conosciute come salubri e molto belle, non a caso personaggi come Pompeo MagnoGermanico e addirittura Giulio Cesare avevano le loro ville rispettivamente ad Albano, Ariccia, e Nemi. Da alcuni studi, sembrerebbe che proprio Velletri sia la città di nascita del primo imperatore romano Augusto, il cui vero nome era Ottaviano, proprio perché discendente anche della gens Ottavia, originaria di queste zone. Il padre infatti, Gaio Ottavio, faceva parte della ricca famiglia di Velitrae.

Dopo secoli di battaglie, dal ‘500 in poi questi territori si imbellirono fino a diventare nel corso dell”800 dei luoghi per scampagnate e per le gite fuori porta, non solo per i più ricchi, anche per i meno abbienti.

Ciò che resta oggi di questa porzione di storia sono degli angoli suggestivi incastonati nelle costruzioni moderne e sempre più innovative. Gli amanti delle tradizioni e delle origini non mancheranno, sia i cittadini e sia chi riveste cariche istituzionali, a conseguire il compito di preservare queste ricchezze nonostante gli anni che passano. Nella speranza che il “vecchio” non venga mai dimenticato per far posto al “nuovo”, bensì sia un punto di slancio verso il futuro.

Elisabetta Di Cicco

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