Cronaca

Velletri, in Tribunale seconda udienza dell’investimento di Lavinia: 3 i testimoni chiave ascoltati oggi

Tre i testimoni chiave ascoltati, che hanno in qualche modo chiarito meglio la dinamica di quella triste giornata, quando Lavinia Montebove di appena 16 mesi è stata investita dalla BMW guidata da una mamma, e da allora si trova in uno stato vegetativo di minima coscienza. 

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Una scarpetta rosa e le macchie di sangue sull’asfalto. La classe lasciata da sola, insieme con una bambina di 12 anni con il “compito” di guardare i più piccoli. Lavinia portata di corsa in ospedale dalla maestra Francesca Rocca e dalla mamma che era alla guida dell’auto, l’investitrice della bimba che gattonava nel parcheggio del nido famiglia “La fattoria di mamma Cocca” a Velletri. 

Gli attimi concitati di quel tragico 7 agosto del 2018 sono stati ricostruiti questa mattina nel corso della seconda udienza penale che si è tenuta presso il Tribunale di Velletri. Tre i  testimoni chiave ascoltati, che hanno in qualche modo chiarito meglio la dinamica di quella triste giornata, quando Lavinia Montebove di appena 16 mesi è stata investita dalla BMW guidata da una mamma, e da allora si trova in uno stato vegetativo di minima coscienza. 

Per i fatti sono imputate la maestra Francesca Rocca per abbandono di minore e l’investitrice per lesioni gravissime.  L’udienza si è aperta con il  deposito della copia del contratto di assicurazione RCT dell’asilo, da parte dell’avvocata della difesa Anna Scifoni. La copertura assicurativa era stata più volte richiesta nel corso di questi anni, dall’avvocato Cristina Spagnolo, legale dei genitori della piccola.  Tra i testimoni indicati dalla Procura il primo ad essere sentito è stato il medico legale Gianluca Marella;  poi è stata la volta del papà di uno dei bambini dell’asilo, D.T. e, infine, della tirocinante A.M.. 

 Il medico legale ha visionato per la sua relazione le cartelle cliniche fino all’ultima visita dell’Ospedale Bambino Gesù del giugno 2019. Il medico ha definito  “irreversibile con miglioramenti non significativi rispetto alla vita sociale e relazionale” lo stato della piccola Lavinia, che ha riportato “lesioni del distretto radio encefalico, fratture ossee del cranio, edema e lesioni cerebrali con erniazioni dell’encefalo dalla fontanella”, un quadro  riconducibile all’azione dinamica dell’investimento, più precisamente ad uno “schiacciamento tra  parte anteriore della auto, cioè il paraurti e il terreno”. Momenti di grande emozione nell’aula quando lo specialista ha ricostruito il quadro clinico della vittima, ma anche quando si è descritta quella “scarpetta rosa e le macchie di sangue sull’asfalto”. 

“Lavinia è arrivata in Pronto soccorso a Velletri in coma 3 su una scala da 3 a 15, al limite della morte – ha detto il medico – e oggi la bambina ha “una tetraparesi, un’insufficienza dell’ipofisi, una minima coscienza – ovvero una reazione minima agli stimoli magari dolorosi – ma è un residuo scarsamente utilizzabile nella vita sociale e relazionale e un quadro non più modificabile”. 

D.T., infermiere dell’Asl Roma 6, è il papà di un bambino di 4 anni che è arrivato intorno alle 9 all’asilo e si è trovato nella classe lasciata da sola. Cosi ha chiamato il Pronto Soccorso di Velletri per parlare con la maestra, il cui cellulare, in quel trambusto, era stato lasciato all’asilo. Ha raccontato che  “circa dieci bambini erano stati lasciati da soli per 30-40 minuti”. Lui stesso, dal telefonino di Francesca Rocca ha chiamato la tirocinante che da maggio collaborava nella struttura. Inoltre ha raccontato che ad aprire la porta era stata una bambina di 12 anni. La ragazzina spesso aiutava la maestra. L’asilo era frequentato da “circa 20 bambini e c’erano due maestre, ma non era la prassi”. Circostanza confermata anche dall’ultima testimone, all’epoca studentessa universitaria che, tra un esame e l’altro lavorava nella struttura con un rimborso spese. 

“Sono stata contattata mediante il  telefono della maestra, dal padre di un bambino verso le 10 per chiedermi se potevo andare a scuola perchè c’era stato un incidente e all’arrivo mi ha detto che si trattava di Lavinia”.  A.M., inoltre, ha affermato di aver parlato  dell’investimento con la maestra che le disse che “lei era dentro, in classe, mentre Lavinia stava fuori. Poi mi chiese se potevo prendere un secchio e buttare dell’acqua che sulle macchie di sangue perché i bambini si affacciavano alla finestra per guardare e si sarebbero agitati ancora di più…”. 

La prossima udienza del Processo è stata fissata dal giudice Panzironi al 30 maggio. 

 

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